Zanetto è una piccola opera, un bozzetto, il cui libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci nasce dalla pièce "Le Passant" di François Coppée che ebbe in Sarah Bernhardt una grande interprete;
Mascagni ne fu interessato, intravedendo nell’opera la possibilità di un altro atto unico da unire a Cavalleria Rusticana
Una trama semplice, basata sul dialogo tra il giovane Zanetto, menestrello di professione e Silvia, la bella cortigiana, languida e stanca.
Sullo sfondo la Firenze rinascimentale.
Silvia vorrebbe l’amore e Zanetto glielo potrebbe dare.
Silvia cela al giovane di essere una cortigiana e Zanetto, nella sua semplicità, dice alla ragazza che va cercando la bella Silvia, di cui si vagheggiano le bellezze.
Lei, dibattuta tra lo svelarsi e il ritrarsi, vince il coraggio di dire a Zanetto che, no, non deve andare da Silvia! Sì, potrebbe avere un letto e il pane cantando canzoni d’amore, ma bisogna conoscer che pan, che letto è quello!
e lo invita a una vita più povera e serena, a cercare
La soglia d’umil casetta
Vedrai, sovra il lavoro
China, una giovinetta
Da gli occhi neri e dai capelli d’oro,
oh, fermati cantore,
quello è il nido d’amore!
Il buon senso trionfa, Zanetto lascia Silvia e la giovine può dire“Sia benedetto Amore, posso piangere ancora!”
Il 2 marzo del 1896 Zanetto venne rappresentato per la prima volta; eravamo a Pesaro ed era il centenario della nascita di Rossini. Mascagni aveva da poco ricevuto l’incarico di dirigere il liceo musicale della cittadina e nell’allestire l’opera molti degli studenti vennero usati nelle file orchestrali.
Fu un buon successo, ma solo due settimane dopo ci fu l’esordio a Milano che non ebbe i riscontri pesaresi: il lavoro venne ritenuto come inadeguato nel contesto della produzione mascagnana, in contrasto con il temperamento passionale del musicista.
A torto considerata un’operina o una parentesi musicale: Zanetto è un ponte tra il Mascagni istintivo - e attratto dal verismo – di Cavalleria, Rantzau, Guglielmo Ratcliff, Silvano e il Mascagni che guarda al novecento, allo stile floreale e al decadentismo di Iris e Isabeau.
E infatti Ugo Ojetti scrive :” Io credo che il Mascagni abbia fatto in queste scene deliziose la sua opera più organica, più originale e più continuata. Una sola nota tolta o aggiunta o mutata danneggerebbe il gioiello, disturberebbe quei discorsi sotto la luna, al cospetto di una Firenze pallida e addormentata. ”
L’opera dura quarantacinque minuti e si avvale di solo due personaggi, Silvia e Zanetto; il tempo e il luogo sono appena abbozzati dalle note del libretto : Il rinascimento e Nel fondo Firenze, veduta confusamente
Tre sole scene: Silvia sola, Silvia e Zanetto, Silvia sola.
Facile capire come l’azione – se di azione si può parlare – sia data dallo scavo psicologico dei due personaggi. Silvia risulta un personaggio ben delineato, una figura di donna inquieta e sempre sospesa tra rimorso della vita che conduce e il rimpianto di quella che avrebbe potuto condurre, con un senso del destino fatale contrapposto alla piena coscienza della realtà vissuta. E in questo Silvia comincia a mostrare i segni della donna moderna, novecentesca, combattuta e cosciente della sua lotta interiore. A lei viene riservata la parte più lirica, più mascagnana, con un monologo in cui si alternano guizzi realistici a momenti quasi impalpabili, evanescenti come Firenze sullo sfondo “Maledetto l’amor! Non ho più lacrime…. In onor mio dispiegan l’ali scipiti madrigali… Le silenziose chiare notti d’estate… Firenze splende laggiù, lontana”
La parte di Zanetto, scritta per mezzosoprano, è uno degli ultimi ruoli en travesti del teatro lirico italiano e ricalca lo stereotipo del Trovatore ottocentesco per la giovane età e l’enigmatica innocenza di fondo. A Zanetto, Mascagni riserva un ruolo che punta sul declamato, su affermazioni sicure “Son Zanetto… Io qui potrei forse restare… Dunque per sempre addio“; eppure il giovane poi si svela sognatore “Non voglio altro fardello che il liuto e la piuma del cappello… E’ così bello andarsene via come le libellule… “
Nel canto di Zanetto ci sono precise caratteristiche toscane, vengono evocati stornelli e madrigali che servono a dare l’esatta connotazione fisica (Firenze) e temporale (il Rinascimento) alla vicenda; il carattere intimista e interiorizzato di questo “bozzetto” è avvalorato da una scrittura musicale asciutta eseguita solo con archi e legni.
Pur rappresentata sui palcoscenici più famosi del mondo, Zanetto non conta più di una trentina di importanti edizioni; notevole quella del “centenario” prodotta dal Teatro Comunale di Firenze nel 1996 con Sonia Ganassi nei panni di Zanetto e Adriana Morelli in quelli di Silvia.
Nel passato molte cantanti che hanno fatto la storia del teatro d’opera si sono confrontate con i ruoli a partire da Gemma Bellincioni, Gianna Pederzini, Lina Bruna Rasa, Giulietta Simionato, Iris Adami Corradetti e Rosanna Carteri.
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Così che ho cominciato con il dolore della nascita […] che ci dà subito il tema della tristezza che non abbandonerà il Poeta mai più, fino alla morte.
Dopo, accenno alla gioventù, alla primavera della vita che tante cose dolci sussurra al pensiero dell’infelice cantore; ma torna la tristezza per l’involarsi del caro tempo giovanile. Viene quindi il palpito d’amore, sentimento nuovo al cuore del poeta che, confuso, ne sente, in uno, beatitudine e travaglio. Poi, non ho voluto trascurare l’amor di Patria, sentimento cantato da Leopardi con tanta epica sublimità; ed anche qui torna lo sconforto, la tristezza, motivo di ogni ispirazione del Poeta. Siamo poscia alla piena dell’amore, dell’amore infelice, dell’amore insoddisfatto, affannoso, straziante … E qui, quanto dolore! E viene la morte, la morte desiderata, invocata, la morte liberatrice …
Pietro Mascagni
*nota introduttiva alla partitura diOde a Leopardi
Ode a Leopardi venne commissionata a Mascagni nel 1898 dal Comitato per le celebrazioni del centenario della nascita di Leopardi; presente un folto e dotto pubblico, Giosuè Carducci in primis, al Teatro Persiani di Recanati si svolse la prima, con grande successo. Sul podio lo stesso Mascagni con Maria Farneti come voce solista.
Mascagni era direttore del liceo musicale di Pesaro e l’orchestra da lui diretta quella sera era quella formata da allievi delsuo conservatorio; Mascagni aveva una vera vocazione all’insegnamento che lo porterà a un’operazione didattica ancora oggi invidiabile: la formazione di un’ottima orchestra che porterà in tournèe anche all’estero e la scoperta e la valorizzazione di talenti musicali come la stessa Maria Farneti e il compositore Riccardo Zandonai.
Pur con la presenza della voce il Poema Musicale A Giacomo Leopardi appartiene al genere sinfonico; sulla base di un’orchestrazione dai caratteri spiccatamente melodici, in cui si intuisce l’immediatezza dell’ispirazione mascagnana, il poema illustra frammenti poetici tratti da cinque importanti lavori Leopardiani: Canto notturno, Il sabato del villaggio, Il primo amore, All’Italia e A se stesso. Gherardo Gherardini scrive, a ragione, “[…] un collage, diremmo oggi […] “
Dice Alberto Paloscia, nel testo tratto dall’esauriente libretto di sala: “I modelli di questo singolare poema sinfonico-vocale, un caso pressoché unico nella produzione dell’ultimo Ottocento italiano, sono riconoscibile nelle Nuits d’ètè di Berlioz e nel tardo romanticismo di ascendenza wagneriana del Poéme de l’amour e de la mer di Chausson e della Canzone dei ricordi del nostro Martucci “.
Solo nell’estate del 1987 ilpoema è stato eseguito di nuovo, a Recanati, e l’esecuzione del 30 ottobre 2007, al Teatro Goldoni di Livorno è la prima rappresentazione assoluta nella città natale di Pietro Mascagni.
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Discografia in CD e DVD.
Personaggi:
Zanetto (mezzosoprano) - Silvia (soprano)
Marilisa Lazzari