La definizione di "Sonata" iniziò a circolare già nel Cinquecento, ma fu il Seicento a sancire definitivamente l’affermazione di una forma musicale strumentale “da suonarsi in chiesa e in camera”, come riporta il frontespizio di una raccolta di sonate di Tarquinio Merula del 1637. In antitesi dunque alla musica religiosa (ma con il tempo le due forme tesero a fondersi), quella da camera nasce dunque come espressione di musica profana da suonarsi nelle sale e nelle “camere” dei nobili del tempo. E fino alla nostra epoca, aperta anche alle più ardite sperimentazioni, ha occupato un ruolo fondamentale nella storia della musica mondiale.
E proprio a questo genere è dedicato il Festival Internazionale Classiche Forme ideato, fondato e diretto dalla pianista salentina Beatrice Rana, “regina” assoluta degli ottantotto tasti sulla scena mondiale, già Premio Abbiati e artista esclusiva Warner Classics. Promossa dall’Associazione Musicale Opera Prima, la rassegna è tornata con un enorme successo per la settima volta nel Salento dal 17 al 23 luglio. Sono stati tredici gli appuntamenti a Lecce e in altri tre comuni della provincia: Supersano, Casarano e Galatina.
Accanto alla direttrice artistica protagoniste sono state altre eccellenze del panorama internazionale, spesso in formazioni inedite create solo per l’occasione nel libero spirito del festival: i violinisti Stephen Waarts e Maja Avramovic, i violoncellisti Mario Brunello e Giovanni Sollima per un raro duo, oltre ai giovani talenti dello strumento Ludovica Rana e Tim Posner; il grande flauto di Emmanuel Pahud, il soprano Rosa Feola, con la quale a Classiche Forme è ritornata la vocalità; ancora, i giovanissimi virtuosi del violino e della viola, rispettivamente Tim Crawford e Timothy Ridout, che con Posner sono stati presenti anche come Tyeber Trio, e; poi, il Marmen String Quartet, tra i quartetti più sorprendenti e ricercati della nuova generazione, il mezzosoprano Chiara Osella, il violista Giuseppe Russo Rossi, il contrabbassista Giorgio Magistroni, il pianista Massimo Spada, il clarinettista Kevin Spagnolo e il percussionista Francesco Muraca. Come sempre ci sono stati anche giovani di sicuro talento tra cui quelli dell’Accademia di Santa Cecilia, della Scuola di Musica di Fiesole e di Avos Project di Roma.
Fra i temi del cartellone anche gli omaggi a Rachmaninoff nei 150 anni dalla nascita e a Poulenc per i 60 anni dalla morte, mentre è stata affidata al compositore pugliese Domenico Turi la nuova commissione Classiche Forme 2023, intitolata Le maschere. Tra le novità di questa edizione c’è stata la sezione Notturni, con tre concerti alle 23 guardando la città dall’alto. Ad ospitarli la terrazza di Palazzo Maresgallo, dimora storica e gioiello architettonico cinquecentesco nel cuore della città, dove il 17 luglio protagonista è stato il duo formato dalla violoncellista Erika Piccotti e dal chitarrista Gian Marco Ciampa; il Giardino Pensile del chiostro settecentesco dell’antico convento domenicano di San Giovanni da Aymo, oggi sede dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, dove il 19 luglio si è esibito il duo formato da Daniele Sabatini al violino e Simone Rugani al pianoforte (in questo stesso luogo si è tenuto nel pomeriggio un concerto pomeridiano della sezione “Caffè leccese” con protagonista il Trio Tharsos, formato da Ludovico Mealli al violino, Leonardo Ascione al violoncello e Fabio Fornaciari al pianoforte); le Mura Urbiche, importante testimonianza di fortificazione cinquecentesca, voluta dall’imperatore Carlo V per arginare le invasioni turche, dove il 20 luglio ha suonato il Sirius Accordion Trio, formato dai fisarmonicisti Michele Bianco, Alberto Nardelli e Pietro Secundo.
Altra novità l’anteprima del 15 luglio nel Parco di Belloluogo, un’area verde attrezzata poco distante dal centro di Lecce che prende il nome dalla preziosa Torre trecentesca di Belloluogo situata nella parte nord del parco, davanti alla quale è ancora visibile l’antico fossato: con il suo corpo circolare, la torre rappresenta una delle rare testimonianze sopravvissute del Medioevo salentino. Ed è lì che si è svolto un bellissimo concerto al tramonto con le Quattro stagioni di Vivaldi eseguite impeccabilmente da I Virtuosi di Sansevero, un ensemble a formazione variabile nato da un’idea del giovane e talentuoso violinista napoletano Riccardo Zamuner.
Il concerto inaugurale del 17 luglio si è tenuto nel Chiostro del Rettorato di Lecce, sede degli altri tre appuntamenti serali nel capoluogo salentino. Il programma è stato aperto dalla splendida Sonata per violino e pianoforte P 110 di Ottorino Respighi, che rievoca il “milieu” culturale ed artistico della permanenza russa, a San Pietroburgo, del compositore bolognese all’inizio della sua carriera. «Se per la parte pianistica è richiesto un virtuosismo prodigioso – scrive il musicologo Francois R. Heiler-Nupin – l’esecuzione gratificante del violino rispecchia la conoscenza personale dello strumento da parte del compositore: la tecnica violinistica di Respighi era altamente professionale, avendo egli studiato lo strumento e debuttato con uno spettacolare esordio all’età di 20 anni eseguendo Le Streghe di Paganini».
Un’esecuzione eccellente con la difficile parte pianistica espressa con straordinaria precisione e apparente facilità dalla stessa Beatrice Rana, e quella violinistica dalla raffinata e magnifica interpretazione di Stephen Waarts. Nella seconda parte al duo si è aggiunta la violoncellista Ludovica Rana per la vibrante ed espressiva lettura del Trio per pianoforte e archi di Anton Arenskij, allievo di Rimskij-Korsakov e maestro al Conservatorio di Mosca di Sergej Rachmaninov. Un brano superbo che ricorda Cajkovskij e il suo Trio per pianoforte: anche in questo caso, infatti, il pezzo ha uno stile quasi sinfonico con una parte per pianoforte particolarmente impegnativa.
Primo appuntamento “Fuoriporta” il 18 luglio con i due fuoriclasse del violoncello, Mario Brunello e Giovanni Sollima, protagonisti di un emozionante concerto al tramonto a Le Stanzie di Supersano, una delle più antiche masserie salentine, vero e proprio luogo di culto della civiltà contadina e delle sue antiche tradizioni. Suite Italienne era il titolo del progetto che ha visto uniti i due musicisti in un programma dalle molte e interessanti sfaccettature, dove sono emerse pienamente le straordinarie qualità dei due cellisti: dalla Traviata di Verdi (Preludio, “Dell’invito trascorsa è già l’ora…” e “Libiam”) alla Bohemian Rhapsody dei Queen, e in mezzo la Suite Italienne di Stravinskij in una trascrizione dei grandi virtuosi Grigory Piatigorsky e Jascha Heifetz, qui eseguita con il violoncello piccolo al posto del violino; la rara Ciaccona in do maggiore per violino e basso continuo di Antonio Bertali, compositore italiano seicentesco, e la ben più famosa Ciaccona in re minore dalla Partita n. 2 per violino solo di Bach (in entrambi i casi nella trascrizione per due violoncelli piccoli); la Sonata in fa maggiore “Ad uso corni da caccia” di Giovan Battista Costanzi (1704 – 1778), e infine, dello stesso Sollima, The Hunting Sonata.
Il concerto del 19 luglio nel Chiostro del Rettorato, intitolato Come un meccanismo di precisione, era dedicato in gran parte al repertorio flautistico per la presenza di Emmanuel Pahud, che insieme a The Teyber Trio ha aperto la serata con il Quartetto per flauto e archi n. 1 in Re maggiore K 285 di Mozart, eseguito impeccabilmente con ottima intesa e con un’eccellente performance del flautista. La prima parte si è conclusa con il Quartetto per archi n. 2 di Ligeti, composto nel 1968: «il nutrimento che Ligeti riceve dal passato rimane il sostrato profondo di un’opera dalla quale prorompe una travolgente maestria strumentale – scrive Sandro Cappelletto nelle note di sala - il corpo sonoro dei quattro strumenti vive nell’intreccio polifonico delle voci, nella mutazione dei tempi, nell’emergere di episodi aspri e concitati». Musica di difficilissima esecuzione che ha trovato con il Marmen String Quartet la sua interpretazione ideale, tecnicamente perfetta e carica di entusiasmo.
Nella seconda parte Emmanuel Pahud e Beatrice Rana hanno costituito un duo eccezionale che ha affrontato la Sonata in mi minore per violino K304 di Mozart nella trascrizione per flauto, e la Sonata per flauto e pianoforte FP164 di Poulenc, la cui mirabile esecuzione ha messo perfettamente in rilevo le caratteristiche del brano e più in generale dello stile del compositore: improvvisi cambi d’umore, dalla malizia alla malinconia, ritmi incisivi e armonie piccanti.
Quattro negli otto era invece il titolo del concerto del 20 luglio, sempre nel Chiostro del Rettorato, aperto dalle Märchenbilder per viola e pianoforte di Schumann: quattro immagini fiabesche la cui cifra elegiaca e romantica è stata resa in tutta la sua bellezza da Timothy Ridout e da Beatrice Rana. A seguire il Quartetto per archi n. 4 Sz. 91, BB 95 di Béla Bartók nella splendida esecuzione del Marmen String Quartet, che ne ha sottolineato tutti gli elementi più peculiari, tra cui le ardite modulazioni, la vena a tratti amara e introversa, i toni dolenti e i brillanti spunti popolari. In conclusione l’Ottetto per archi in Mi bemolle maggiore, Op. 20 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, scritto a sedici anni e diventato ben presto uno dei suoi brani cameristici più famosi. «Questo ottetto deve essere eseguito da tutti gli strumenti secondo lo stile di un’orchestra sinfonica», dichiarò lo stesso compositore. Ed è quello che hanno fatto egregiamente il Marmen String Quartet, The Teyber Trio e il violinista Stephen Waarts; l’interpretazione degli otto musicisti si è caratterizzata per la levigatezza nel suono e nel fraseggio, per l’eleganza e la freschezza nel segno di una contagiosa energia ritmica, e per una curata attenzione ai sincronismi.
Il 21 luglio c’è stato il secondo appuntamento “Fuoriporta” nella splendida Basilica di Santa Caterina d’Alessandria nel centro storico di Galatina: risalente al XIV secolo, è uno dei più notevoli monumenti del Gotico e Romanico in Puglia e, più in generale, una delle chiese più caratteristiche dell’Italia meridionale. All’interno di questo iconico luogo sono risuonate le note delle Variazioni Goldberg BWV 988 di Bach eseguite da The Teyber Trio nella trascrizione per trio d’archi di Dmitry Sitkovetsky. La perfezione di questa musica, del resto, consente la trasposizione dal cembalo a due manuali su altri organici mantenendo completamente invariata la sua magnificenza. A maggior ragione quando l’interpretazione mette in evidenza, come in questo caso, una ricchezza armonica così articolata di dettagli e di dinamiche che non sempre viene fuori nella versione per pianoforte, la più eseguita in assoluto.
Dopo il terzo appuntamento “Fuoriporta” - il 22 luglio al Teatro Fondazione Filograna di Casarano dove è stata presentata la nuova commissione Classiche Forme, Le maschere di Domenico Turi per voce femminile ed ensemble (mezzosoprano, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte) - il 23 luglio c’è stato il gran finale al Chiostro del Rettorato di Lecce. Maratona Classiche Forme era il titolo del concerto cameristico in tre atti pensato dalla direttrice artistica studiando gli impaginati di inizio ‘900, quando in epoca di non riproducibilità dell’opera d’arte il desiderio di musica dal vivo era così acuto da chiedere vere e proprie maratone.
La serata è stata aperta dalle Danze Sinfoniche per due pianoforti Op. 45 di Rachmaninov, concepite contemporaneamente alla splendida partitura orchestrale, che nella travolgente esecuzione di Beatrice Rana e Massimo Spada hanno mostrato tutta la loro sontuosità. La parte centrale ha visto indiscussa protagonista Rosa Feola. Il soprano casertano ha confermato di essere un’autentica fuoriclasse del repertorio belcantista per nobiltà del fraseggio, aderenza stilistica, legato perfetto ed emissione fluida. Qualità ben evidenziate nei tre brani che ha affrontato: Der Hirt auf dem Felsen D 965 per voce, clarinetto e pianoforte di Schubert, Tre Sonetti del Petrarca S 270 per voce e pianoforte di Liszt e Vocalise Op. 34 No. 14 per voce e pianoforte di Rachmaninoff. Ad accompagnarla splendidamente la stessa Beatrice Rana e, nel brano di Schubert, il clarinettista Kevin Spagnolo.
E infine la spettacolare conclusione affidata a Il Carnevale degli Animali (Le Carnaval des Animaux) di Camille Saint-Saëns. La celebre e divertente caricatura musicale, ispirata al mondo degli animali ma con manifesti riferimenti satirici a determinati personaggi, ha trovato la sua esecuzione di riferimento grazie a un ensemble al cui interno era difficile separare la perfetta sinergia collettiva dall’eccezionale bravura dei singoli artisti, molti dei quali già ammirati nei precedenti appuntamenti: i violinisti Maja Avramović e Tim Crawford, il contrabbassista Giorgio Magistroni, il percussionista Francesco Muraca, il flautista Emmanuel Pahud, il violoncellista Tim Posner, il violista Giuseppe Russo Rossi, il clarinettista Kevin Spagnolo, e i pianisti Beatrice Rana e Massimo Spada.
Tutti sold out gli appuntamenti, accolti con grande entusiasmo da un pubblico sempre più numeroso nelle presenze giovanili.
Eraldo Martucci