La produzione che ogni anno il Festival di Salisburgo dedica ai bambini è un evento particolare, un segnale importante che coinvolge con la sua atmosfera, trasmettendo l´autenticità del vero entusiasmo, la più sincera magia dell´opera. Fuori dalla sala le grandi aspettative sono tangibili mentre si aggiustano per l’ultima volta i vezzosi fermagli sui capelli, si verifica ci sia il biglietto nella borsettina glitterata d´ordinanza, si posa per una foto con i Lederhose come papà, ci si concede un “aperitivo” a base di gelato. Prima dello spettacolo c´è ovviamente una specialissima prolusione e le maschere all’ingresso distribuiscono un grande programma di sala da conservare: dentro ci sono disegnati anche i ritratti di tutti i personaggi.
Quest’anno va in scena Zauberflöte, come sul grande palcoscenico del festival, ma è uno spettacolo diverso. Un articolato lavoro di drammaturgia ha adattato al giovanissimo uditorio la vicenda, riducendola a un´ora di spettacolo, ma le grandi arie ci sono quasi tutte. La magica opera si svolge in un interno familiare, attorno alla tavola imbandita del compleanno di Pamina, dove Sarastro in pantofole è il papa indulgente, La Regina della notte una mamma piuttosto irascibile, Papageno il fratello giocherellone, Papagena la giovane collaboratrice domestica, Tamino il regalo più bello: un nuovo amico. Lo spettacolo è spiritoso, divertente, godibilissimo e sull´impegno e la qualità dell´esecuzione non si transige. Si cresce sul palco e in platea: i bambini si appassionano ai personaggi (e alla fine dello spettacolo attendono emozionatissimi la possibilità di farsi fotografare insieme agli interpreti) e i cantanti si mettono alla prova con professionalità all´interno del loro percorso di perfezionamento e avvio alla carriera del Young Singers Project. Ci sono voci interessanti e anche buone e ottime capacità attoriali. Risulta molto convincente e attenta nella gestione del collage mozartiano anche la direttrice Giedre Slekyte, che guida con morbidezza e sicurezza i Salzburg Orchester Solisten.
Gli adulti ascoltano solisti che hanno già ottenuto parti nelle produzioni del festival o si auspica possano presto figurare nei cast di importanti produzioni operistiche, i bambini vivono un´esperienza esaltante che certamente li inviterà a ritornare a teatro. E in attesa della prossima occasione si può ad esempio trascorrere un pomeriggio con tutta la famiglia in Kapitelplatz, dove quasi ogni pomeriggio ci sono proiezioni di opere e spettacoli musicali per bambini nell’ambito del popolarissimo cinema all’aperto Siemens Kinder Festival.
A volte i più piccoli salgono anche sul grande palcoscenico del festival: si festeggiano quest´anno infatti i dieci anni del Salzburger Festspiele un Theater Kinderchor (diretto da Wolfgang Götz) che collabora con grande successo alle produzioni in programma.
L´amore per l´opera e soprattutto l´abitudine al teatro iniziano da bambini. E chi pensa che il Festival di Salisburgo sia per il livello dei linguaggi artistici un luogo esclusivamente per adulti certamente sbaglia. La consuetudine con l´alta qualità delle produzioni è senza dubbio una prerogativa in Austria, dove ai più piccoli vengono dedicate stagioni di spettacoli specifici, curati nei dettagli con importanti investimenti di fondi e competenze. Si percepisce quindi una perfetta sintonia tra questa virtuosa abitudine e l´iniziativa estiva dei Wiener Philharmoniker in collaborazione con il Festival di Salisburgo, ovvero gli Operncamps, laboratori tematici della durata di una settimana per partecipanti di età compresa tra i 9 e i 17 anni. I soggetti trattati sono quattro opere in scena al festival e uno spettacolo di prosa. Se ne occupa nell´ambito del progetto di sviluppo del pubblico giovane “passwort: klassik” Hanne Muthspiel-Payer, flautista diplomata in pedagogia musicale che ha fatto dell´introduzione di bambini e ragazzi al mondo della musica classica la sua missione.
In generale l´idea più diffusa è che i bambini possano apprezzare un numero ridottissimo di opere, tutte di soggetto fiabesco, come Hänsel und Gretel o Zauberflöte. La Muthspiel ci spiega invece che i bambini possono facilmente appassionarsi anche ai grandi drammi operistici, a condizione di coglierne gli elementi per loro più riconoscibili:
Alla base del lavoro dei docenti degli Operncamps c’è un ascolto molto attento dell’opera, per entrare a fondo nella vicenda e capire quali siano i temi che possono essere ancora attuali. In fondo è il processo fondamentale anche per gli adulti che frequentano l’opera.
Ad esempio nella Dama di picche la storia si svolge in una casa da gioco e il protagonista sviluppa una forte dipendenza dal gioco delle carte, tanto da non vedere più altro intorno a sé, nemmeno l’amata Lisa. In sostanza è lo stesso problema che molti giovani sviluppano nei confronti di smartphones e dispositivi elettronici. Il loro modo di vivere più in un mondo virtuale che in quello reale è lo stesso problema vissuto dal protagonista dell’opera, al di là della sua distanza geografica o temporale. È stato un processo affascinante e i ragazzi coinvolti, di età compresa tra i 13 e i 15 anni, si sono appassionati da subito all’argomento. La nostra drammaturgia prevedeva una festa di compleanno alla quale la quattordicenne Lisa invita i suoi amici che all’inizio ballano con lei, ma poi iniziano a giocare individualmente, astraendosi dal contesto. Alla fine però capiscono che ci sono cose migliori da fare, ad esempio cantare. Una ragazzo tuttavia, Hermann, non può smettere di giocare: alla fine lui otterrà il livello superiore nel gioco, ma nel frattempo tutti gli altri se ne saranno andati, lasciandolo solo.
Oltre ad allestire una propria versione, i partecipanti assistono alla prova generale dell’opera nella produzione del festival. Dopo essere stati preparati a vedere la storia così come viene trattata da librettista e compositore, i ragazzi si confrontano con l’allestimento, che potrebbe proporre una storia diversa. Come gestite il loro incontro con la lettura del regista?
Non è molto difficile. I bambini arrivano all’Operncamp con un’idea precisa dell’opera che affronteranno, ma durante la settimana riceviamo la visita del regista o del suo assistente che spiegano loro cosa vedranno in scena. Inoltre anche noi lavoriamo sulla possibilità di letture diverse, realizzando la nostra versione particolare dell’opera, della durata di 50 minuti. I ragazzi capiscono benissimo che da una parte c’è la grande opera con le grandi stelle della lirica, dall’altra la nostra produzione finale, e questo li stimola al confronto tra le diverse interpretazioni.
In questo modo imparano a non aspettarsi che l’opera sia un pacchetto immutabile, chiuso in un’epoca e un’immagine.
Dopo gli spettacoli abbiamo sempre discussioni molto interessanti: I ragazzi commentano, fanno domande, criticano. Hanno l’opportunità di parlarne anche con alcuni degli interpreti, e questo permette di instaurare veramente una connessione tra il mondo professionale e il loro mondo.
I giovani preferiscono la tradizione o l’innovazione?
Entrambe, ma penso si aspettino comunque la tradizione. Tuttavia sono di mentalità molto aperta.
Come si svolge il lavoro negli Operncamps?
Il programma è molto intenso. Inizia alle 9 del mattino, spesso con canto o danza. Proseguiamo con diversi laboratori, ad esempio orchestra o scenografia. In ogni atelier il lavoro è coordinato da registi e professionisti di diversi settori con esperienza nel lavoro con i bambini. I partecipanti imparano i mestieri del teatro necessari alla realizzazione di un’opera. Sono loro a costituire anche l’orchestra, per la quale vengono preparati arrangiamenti adeguati dalla versione originale, in base agli strumenti che di volta in volta abbiamo a disposizione. Non è trascurabile il fatto che nella produzione finale i giovani strumentisti abbiano la possibilità di collaborare con musicisti dei Wiener Philharmoniker.
Insegnate anche come comportarsi a teatro?
Certo. Lo faccio anche a Vienna, nelle scuole, dove è ancora più importante e necessario. E’ parte del programma di studio.
Gli Operncamps sono un’iniziativa aperta anche ai bambini che non parlano tedesco?
Gli Operncamps sono un’iniziativa assolutamente internazionale. In quattro atelier abbiamo 160 ragazzi provenienti da 23 nazioni. Quest’anno ad esempio sono arrivati due bambini anche dall’Italia, da Napoli e Genova. Le attività si svolgono in inglese e tedesco, con sede nel castello di Arnberg, dal quale il centro di Salisburgo è raggiungibile a piedi.
Se i bambini giocano una volta con l’opera, ci giocheranno tutta la vita?
Io ci credo, infatti chi ha partecipato una volta di solito vuole ritornare. Soprattutto penso che gli effetti di questa esperienza durino a lungo e che possa essere molto importante per la loro vita. Non vogliamo trasformare tutti in musicisti professionisti, ma sviluppare in loro la consapevolezza che l’opera sia qualcosa di fantastico.
Il progetto degli Operncamps, nato nel 2006, prosegue con grande successo e una quantità di richieste che impone il numero chiuso: al massimo 40 partecipanti per ciascuno degli atelier. Per iscriversi occorre principalmente l´inclinazione artistica: studiare uno strumento, cantare in coro, oppure avere passione per il disegno, la creazione di scene e costumi. In teatro c´è sempre bisogno di un gran numero di competenze diverse.
Rossana Paliaga