Nelle forme e nei modi che ti aspetti, il Festival 2018 di Miskolc (Ungheria), dedicato a Bela Bartók s’è svolto anche quest’anno dall’otto al diciotto giugno fra manifestazioni principali dedicate all’Opera, concerti sinfonici e nuove composizioni, e un fittissimo calendario di eventi collaterali che hanno attraversato la musica folkloristica tanto amata dai due principali compositori ungheresi Bartók e Kodali, poi jazz e fino al rock.
Musica e musicisti presenti dunque in ogni angolo, in ogni galleria, in ogni teatro (qui a Miskolc ce ne sono tre principali e qualche altro nascosto in antri difficilmente rintracciabili) e piazze.
Una vera festa, che per dieci giorni contamina ogni abitante e turista per trasformare tutti in partecipanti.
C’è il pianoforte che, con ruote motorizzate e un musicista in frac, porta il suo suono in giro per il centro, ci sono palchi montati e palchi improvvisati, c’è gente ferma ad ascoltare e gente che cerca la sua Budapest Klezmer band o il suo Don Giovanni in pillole.
Miskolc è infatti, prima di tutto, una grande massa di persone in movimento fra due o più centri musicali attivi già dalle nove, dieci del mattino, fino a tarda notte.
Successo quindi per la diciottesima edizione del Bartók Plusz Opera Festival di Miskolc e luoghi di musica pieni ovunque. Programma coinvolgente vario e accattivante, per pubblici diversi e con quest’anno una sentita prevalenza alla contaminazione fra la musica colta e il rock, genere ancora straordinariamente in voga per un popolo che ancora ne ricorda l’avversione sovietica negli anni del regime.
A gongolare, in senso vero, sono stati quindi musicisti ungheresi che hanno rimesso in scena vere e proprie opere rock coi teatri stipati da genitori coi figli, da nonni ventenni ai tempi di Hair o di Rocky Horror Picture Show, di Jesus Christ Superstar, di Tommy.
Un festival d’opera che include nella sua definizione quindi anche l’opera rock, quella folk e quella contemporanea.
Un diciottesimo anniversario festeggiato dal suo direttore artistico Gergely Kesseliak con il ritorno di István, a királi (Stefano, il re), la Rock opera ungherese di maggior successo, composta nel 1983 e qui ripresentata in forma di concerto e la nuova proposta di Rock Giovanni, dove Apor Szüts reinterpreta l’originale mozartiano attraverso un’orchestrazione che include elettronica e strumenti rock.
Al festival non mancano le opere contemporanee con un titolo in prima assoluta: Ur-operas, una specie di trittico oratoriale composto da György Selmeczi con ottime caratteristica di atipicità sia nel soggetto (la contaminazione fra il mercato e la religione) che nella musica e nel canto.
György Selmeczi
A sancire la consueta collaborazione con altri teatri di simile dimensione (anche manageriale e quindi produttiva), quest’anno Kesseliak si rivolge all’italianissimo Teatro Coccia di Novara che qui per la prima volta replica La Rivale di Marco Taralli, presentata a Novara il primo dicembre del 2016 in prima assoluta. Purtroppo la coincidenza e quindi il confronto con la prima esecuzione ungherese di Semmelweis (produzione Miskolc-Budapest, in prima assoluta a New York l’undici settembre 2017) è stata difficile da reggere per il titolo italiano. Se la coppia Taralli (musica), Mattioli (libretto) sembra scegliere linguaggi diversi non sempre conciliabili e neppure il raccordo fra soggetto (buffo) e scena si dimostri azzeccatissimo, Raymond J. Lustig e Matthew Doherty avvalorano invece una sintonia efficace, centrando prima un soggetto prezioso (la storia del medico igienista ungherese Ignác Semmelweis, prima deriso dall’universo clinico e poi premio Nobel per la medicina) e al contempo una partitura effervescente, aderente a un passato ricco di accenti folklorici, illustrati però in un linguaggio contemporaneo che ha memoria del secolo appena trascorso.
Dalla tradizione operistica si sono proposti quest’anno un’Amore delle tre melarance di Sergei Prokofiev, presentato in veste piuttosto modesta dal Teatro Nazionale di Zagabria e una serata dedicata al teatro musicale di Bartók, denominata 3 Bartók, in cui il regista polacco Michail Znaniecki ha sapientemente legato fra loro i due balletti Il principe di legno e Il mandarino meraviglioso con l’unica opera composta da Bartók, Il castello di Barbablù, realizzando un vero e proprio capolavoro della sintesi nel teatro musicale.
L’Opera Festival Bartok Plusz è tuttora al lavoro per scegliere l’opera vincitrice del “Key to the Future” – Opera Composition Competition e poi presentarla nei giorni del Festival che andranno questa prossima primavera dal 14 al 23 giugno 2019.
David Toschi
LE RECENSIONI
(click sopra il titolo scelto per poterla leggere)
Miskolc - Teatro Nazionale: Semmelweis - 9 giugno 2018
Miskolc - Teatro Nazionale: Bartók3 (Tutto il teatro musicale di Béla Bartók) - 10 giugno 2018
Miskolc - Teatro Nazionale: István, a király (Stephen, the King) - 11 giugno 2018
Miskolc - Torre dell'osservatorio: RockGiovanni - 11 giugno 2018
Miskolc - Conservatorio Bèla Bartòk: Masterclass di specializzazione in canto italiano - dall'11 al 18 giugno 2018
David Toschi