Idomeneo, re di Creta
Sommario:
Come nacque l'idea
Atto primo
Atto secondo
Atto terzo
Analisi musicale
Libretto
Discografia
Idomeneo
Opera seria in tre atti
Musica da Wolfgang Amadeus Mozart
Testo da Giambattista Varesco
Prima rappresentazione: 29 gennaio 1781, Teatro Nuovo di Corte, Monaco di Baviera
Personaggi:
Idomeneo - tenore
Idamante - soprano ( tenore nella versione di Vienna )
Ilia - soprano
Elettra - soprano
Arbace - tenore
Gran Sacerdote - basso
La voce - basso
L'Idomeneo fu commissionato a Mozart per il carnevale di Monaco di Baviera del 1781. A Monaco risiedeva da poco tempo la compagnia di Mannheim, una delle opere migliori d'Europa, con una orchestra che per delicatezza, dinamicità e varietà espressiva fu paragonata ad "un esercito di generali" e consentiva di sviluppare ogni più innovativa idea d'orchestrazione, garantendo esecuzioni dai risultati straordinari. Quale occasione migliore per Mozart di cimentarsi in un'opera seria e diventare maggiorenne, in campo musicale, in un sol colpo. Il soggetto, il voto di Idomeneo, era tratto da un testo del primo settecento di Antoine Danchet, musicato da André Campra e il libretto che ne derivò Giambattista Varesco, chierico della cattedrale di Salisburgo, è palesemente debitore del grande Metastasio. Del libretto esistono7 due versioni: la prima presenta il testo integrale; la seconda è quella revisionata e non riporta, i tanti passi tagliati o non musicati da Mozart, quelli tolti dopo esser stati composti e quelli esclusi all'ultimo momento per esigenze di durata. E' indubbio che Mozart stesso impose modifiche e sostituzioni ai dialoghi, prolissi ed artefatti alla ricerca di un realismo drammatico che né Metastasio né tanto meno Varesco potevano soddisfare. L'Idomeneo per le recite monacensi e una ripresa viennese, privata, nel 1786 e in quella occasione la parte di Idamante fu trascritta per voce di tenore in luogo di una voce per castrato, costò a Mozart molta fatica in tagli, revisioni, ripensamenti, limature, in modo particolare del terzo atto, come da ampia documentazione, fino al giorno stesso della prima rappresentazione, il 27 gennaio 1781, giorno del suo compleanno. Questa vicenda testuale e circa quaranta lettere, che Mozart e il padre si scambiarono fra l'8 dicembre 1780 e il 22 gennaio 1781 testimoniano il travaglio creativo che Mozart subì per l'Idomeneo. In queste lettere il compositore discute con Varesco, tramite il padre, le soluzioni da adottare in molte parti del dramma. Non si conosce l'esito della prima rappresentazione, ma dai pareri dei membri della corte di Monaco riportati nell'epistolario, si deduce che l'impressione destata dal lavoro del compositore venticinquenne fu enorme. Il conte Seinsheim in una lettera dell'1 dicembre 1780 scrive allo stesso Mozart: "Vi assicuro che mi aspettavo molto da voi, ma veramente non mi aspettavo questo!" Per il libretto di Idomeneo, Varesco si basò sulla tragédie lyrique Idomenée di Antoine Danchet, musicata da André Campra (Parigi 1712), riscrivendola in forma di opera metastasiana ma con elementi a essa estranei: danze, scene coreografiche, cori decorativi e drammatici. Venne preferito il finale lieto, mentre il blocco delle scene del terzo atto (6-10), che fu introdotto, è ispirato ad Alceste di Gluck. Il testo offriva dunque a Mozart molteplici prospettive stilistiche, che lo spinsero a esaltarle pur nel reciproco contrasto. A queste prospettive, ve ne aggiunse una che sarebbe diventata cardine del futuro teatro di Mozart: il realismo psicologico. Caratteristica, questa, estranea all'opera seria di stampo metastasiano e, quindi, personale e audacemente innovatrice. L'opera ebbe notevole fortuna a cavallo tra il '700 e l'800 ma poi uscì di repertorio fino al pieno riconoscimento della critica e solo dopo l'ultimo dopoguerra. L'esigenze teatrali ma anche la compagnia di canto a disposizione, in età e sul finire della carriera, almeno nelle componenti maschili, e legata a vecchi concetti del genere "opera seria", resero titanico lo sforzo compiuto. Innovativa era l'idea di legare senza soluzioni di continuità i recitativi alle arie e ai pezzi d'insieme, con modulazioni e frasi che determinassero una compattezza drammatica. In questo l'esempio del già ultraottantenne Rameau , che all'epoca era ancora impegnato nelle prove di una sua opera, Abaris ou les Borèades, sembra essere evidente. Ma è altrettanto evidente che lo stile operistico si rifà allo stile francese di Gluck, soprattutto dell'Alceste e delle due Ifigenie, con molti recitativi accompagnati , grandi cori, marce, danze ed interludi strumentali. Quel che differenzia Mozart da Gluck è però l'impiego di un'orchestrazione che conferisce anima e corpo ad un testo e a dei personaggi altrimenti statici e "lontani ". A ben vedere, all'epoca, il genere "opera seria" era legato a forme musicali stereotipate, a personaggi di cartapesta, finti e neppure il grande Amadeus fu in grado di rivitalizzarlo del tutto. La critica poi, dopo il parto dei capolavori dapontiani, circoscrisse il genio salisburghese nell'ambito delle opere comiche, quelle sì travalicanti l'epoca in cui furono scritte. Ma tale limitazione, oggi, suona invero superata e anacronistica. Idomeneo è un capolavoro sperimentale, ricco di inventiva musicale, stilistica ed espressiva, già in grado di offuscare i compositori contemporanei e ponte sull'immediato futuro del teatro d'opera , in cui la vita irrompe con la sua naturale immediatezza .
Atto primo.
Dopo la caduta di Troia, Idomeneo, re di Creta, torna in patria dal figlio Idamante, ma la sua flotta è colta dalla tempesta ("Pietà! Numi pietà"). La figlia di Agamennone, Elettra, dopo l'uccisione della madre Clitennestra, si è rifugiata a Creta dove si è innamorata di Idamante, che ama invece Ilia, figlia di Priamo re di Troia, inviata da Idomeneo a Creta come prigioniera. La incontriamo lacerata tra l'inclinazione amorosa per un nemico e il suo onore di principessa troiana: ella respinge Idamante, facendo violenza a se stessa. Idamante, che ha saputo del prossimo arrivo del padre, libera tutti i prigionieri troiani e dichiara a Ilia il suo amore. I troiani liberati esprimono la loro gioia: ma questo gesto di magnanimità indispone Elettra, che accusa Idamante di proteggere il nemico e di oltraggiare tutta la Grecia. Nel frattempo giunge il confidente Arbace a portare la falsa notizia secondo cui Idomeneo sarebbe annegato dopo un naufragio. Idamante allora si ritira in preda a profondo dolore, mentre Elettra dà libero corso alla sua disperata gelosia, pensando che Idamante, ormai re, sposerà certamente Ilia ("Tutte nel cor vi sento"). Cambia la scena: dalla spiaggia si vede la flotta di Idomeneo sul mare in burrasca e si odono le grida dell'equipaggio in preda al terrore. Per placare la collera di Nettuno, Idomeneo ha fatto voto di sacrificare al dio del mare il primo essere umano che incontrerà sulla terraferma, se mai riuscirà a sbarcarvi. Giunto in salvo, egli pensa con angoscia e dolore alla terribilità del suo voto ("Vedrommi intorno"), e inorridisce ulteriormente quando scopre che il giovane appena incontrato è suo figlio Idamante: preso dal terrore, fugge e gli vieta di seguirlo. Idamante esprime profondo stupore per il comportamento del padre. L'intermezzo introduce una marcia e un coro di guerrieri che si uniscono alle donne cretesi, inneggiante a Nettuno che li ha ricondotti salvi in patria ("Nettuno s'onori").
Atto secondo.
Per sfuggire al suo terribile dovere, Idomeneo decide di inviare Idamante con Elettra ad Argo, dove quest'ultima deve salire al trono. Arbace, incaricato di annunciare al principe la decisione paterna, fa professione di ubbidienza. Ilia si congratula con Idomeneo per il suo ritorno, vanta la bontà di Idamante, che le ha ridato la libertà, e manifesta al re la sua devozione ("Se il padre perdei"). Questi sospetta l'amore dei due e si sente ancora più oppresso ("Fuor del mar, ho un mar in seno"). Anche Elettra ringrazia il re per la sua decisione: rimasta sola, canta la sua gioia nel vedere prossimo a realizzarsi il suo desiderio più ardente ("Idol mio, se ritroso"). La partenza dei guerrieri e dei marinai viene annunciata da una marcia e da un coro ("Placido è il mar, andiamo"): un terzetto dà quindi modo a Elettra, Idomeneo e al sempre afflitto Idamante di esprimere i propri sentimenti ("Pria di partir, o Dio"). Ma ecco scatenarsi una nuova, terribile tempesta: un mostro marino sorge dalle acque ("Qual nuovo terrore"). Il re comprende il suo peccato e vuole sacrificarsi al posto del figlio, mentre il coro dei cretesi si disperde terrorizzato.
Atto terzo.
Ilia affida ai venti il suo messaggio d'amore per Idamante ("Zeffiretti lusinghieri"); questi le dichiara di essere deciso a cercare la morte combattendo il mostro marino, dacché suo padre lo odia e lei lo disdegna. Ma Ilia, commossa, gli confida il suo amore e ambedue si uniscono in un duetto ("S'io non moro a questi accenti"). Giungono Idomeneo ed Elettra e, di nuovo, il re ordina al figlio di lasciare Creta per sottrarsi alla morte: è il momento del favoloso quartetto ("Andrò, ramingo e solo"). Arbace allora annuncia che il gran Sacerdote si avvicina seguito dal popolo: quest'ultimo domanda al re di liberare i cretesi dal mostro, lo sollecita a compiere il voto e domanda il nome della vittima. Quando Idomeneo pronuncia quello del figlio, il popolo esprime il suo sgomento ("O voto tremendo"). Il sacrificio inizia con una marcia, seguita da una preghiera del re; ma ecco una fanfara che echeggia di lontano: Arbace annuncia che Idamante, vincitore, ha ucciso il mostro. Il principe, incoronato di fiori, viene quindi condotto al sacrificio: ora sa tutto e si dichiara pronto a morire. Ma, nel momento in cui Idomeneo sta per colpirlo, Ilia cade tra le sue braccia e si offre come vittima al posto di colui che ama. Dopo una lunga discussione, piena dei più nobili sentimenti, si sente improvvisamente la voce dell'oracolo di Nettuno: Idomeneo deve rinunciare al trono in favore di Idamante che regnerà, dopo essersi sposato con Ilia. Elettra scoppia in furibonde imprecazioni e fugge ("D'Oreste e d'Aiace/ Ho in seno i tormenti"). Idomeneo ringrazia gli dèi ed esprime la sua gioia ("Torna la pace al core"); Idamante è incoronato tra cori e danze ("Scenda amor, scenda Imeneo").
Ouverture
Non è una anticipazione vaga , ma una sintesi grandiosa e solenne della vicenda, come l'accordo di Re maggiore con cui principia. La musica sembra foriera delle sventure che saranno raccontate, con quel tono oscuro simbolo del potere del fato sull'uomo. Il colore orchestrale è impiegato con scopo altamente pittorico e i trapassi cromatici trasformano un'opera marmorea in un'opera di sangue e carne. Gli archi con pulsazioni ritmiche, crescendi e diminuendi figurano il flusso e il riflusso della marea. E' evidente la cura nel vibrato per rendere il suono il più espressivo possibile. Si raccomanda di non utilizzare tempi troppo spediti per non perdere gli indugi, le oasi liriche, la malinconia e lo sfinimento sensuale con i quali è impregnata tutta la musica .
ATTO 1
ARIA n° 1 : ILIA "Padre , germani , addio!"
Musica dolce, mesta con il timbro degli archi vitreo a simboleggiare una desolazione evidente. Ma anche continui scarti ad intensificare l'emozione che traspare dalle parole, come nei fiati enfatici che sottolineano la parola "Grecia" o un palese moto dell'anima su " un greco adorerò". Il finale dell'aria "odiare ancor non so " è un ricco vocalizzo con trilli per significare il dolore della Principessa che nel corso dell'opera sembra intraprendere un percorso iniziatico di maturazione da ragazza a donna che ricorda molto il personaggio di Pamina di Zauberfloete.
ARIA n° 2 : IDAMANTE " Non ho colpa e mi condanni "
L'aria presenta un adagio iniziale elegiaco e dolce che si trasforma in un allegro in cui è il dolore e la disperazione ad evidenziarsi. Il finale è un larghetto che termina in pp quasi a dirci della rassegnazione del personaggio, che per il Dent rappresenta lo stereotipo di eroismo, idealismo giovanile e di amore disinteressato che grazie al proprio autocontrollo, alla indubbia semplicità d'animo e all'immediatezza fanciullesca salverà il dramma dal suo tragico epilogo.
CORO n° 3 : Troiani e Cretesi " Godiamo la pace "
E' in stile francese , decorativo, cioè legato ad un ritmo di balletto.
ARIA n° 4 : ELETTRA " Tutte nel cor mi sento furie del crudo averno "
Ha una introduzione orchestrale in cui le viole recitano un ruolo preminente., inquiete e ruvide. Ricca di melodia, ritmo e colore orchestrale, con figurazioni guizzanti dei flauti , i trilli dei violini e violenti sforzati. Non vi sono particolari agilità ma molti "salti di voce"dal grave all'acuto, la vocalità è martellata, rigorosamente sillabica ad esprimere una ribollente passione. Elettra è una maschera di gran donna , impetuosa e calcolatrice, tutta dominata dal sentimento amoroso che interpreta con smodata visceralità. Anticipa Donna Elvira del Don Giovanni.
CORO n° 5 : "Pietà numi, pietà !"
Drammatico nello stile di Gluck. Con due cori divisi: quello vicino ( sulla scena) a due voci con l'accompagnamento degli archi. Quello lontano ( fuori scena, come se fosse in alto mare ) a quattro voci con l'accompagnamento dei fiati.
ARIA n° 6 : IDOMENEO " Vedrommi intorno l'ombra dolente "
Gli archi sereni accompagnano tutto il recitativo ed introducono l'adagio con cui inizia l'aria del protagonista. Note lunghe ad esprimere indugio ma anche dolcezza. I fiati sembrano evocare il lamento doloroso degli spiriti dell'oltretomba . Il re prigioniero delle conseguenze della propria avventatezza, esprime una combinazione di caratteri che trascolorano dalla grandiosità regale alla impulsività umana, dal rimorso alla simpatia e magnanimità ; i chiaroscuri espressivi divengono necessari per tutta l'opera a mostrarci il mutare continuo dei sentimenti col progredire dell'azione. All'adagio fa seguito un allegro in crescendo che dissipa la dolcezza iniziale; il rimorso avvelena il sollievo di essere ancora vivo e il dovere di far fronte al "voto" intempestivo tormenta senza pace il cuore del re.
ARIA N 7 : IDAMANTE " Il padre adorato ritrovo, e lo perdo "
L'aria viene preceduta da un recitativo con un ricco accompagnamento . Si staglia un motivo sibilante e serpeggiante dei fiati che decresce al grave con un cromatico sforzando che testimonia del dolore evidente del Principe che precipita vieppiù nello sconforto. Nel finale l'orchestra si spegne in quieta tristezza.
MARCIA N° 8 Festosa.
CORO N° 9 In stile francese, con ostentati ed invadenti versi a celebrare la cultura mitologica debitrice di Calzabigi. Con i peana al dio Nettuno si conclude l'atto.
ATTO 2
ARIA N° 10 : ARBACE " Se il tuo duol, se il mio desio "
Accompagnamento agitato con agilità che complicano l'esecuzione. Il testo sembra svincolato dallo sviluppo dell'azione, ma per il confidente del re non è ancora giunto il momento di esprimere sentimenti toccanti, dettati dal timore e dalla speranza . Il primo interprete, del resto, il vecchio Panzacchi, garantiva una buona recitazione , ma non più una capacità vocale degna di un'aria più difficile.
ARIA N° 11 : ILIA "Se il padre perdei, la patria, il riposo "
E' un andante con ricche parti concertanti per il flauto, l'oboe, il corno e il fagotto, evidentemente omaggio alla maestria delle prime parti dell'orchestra di Mannheim. Vi si esprimono tre diversi stati d'animo : il dignitoso rispetto per il padre morto ; il profondo dolore del ricordo ; e la passione amorosa accompagnata dall'entusiasmo ancora fanciullesco . Mozart sottolinea ogni moto dell'anima con dovizia di notazioni musicali ,con un continuo cangiare di timbri e uso di dissonanze, come per esempio : gli archi nel " tu padre mi sei ". I fiati nel "soggiorno amoroso è Creta per me ". Il fagotto che sottolinea " le angosce e gli affanni" . La voce che alterna vocalizzi a canto sillabico, declamazione a melodia stempera il dolore precedente con un rasserenamento pieno di speranza che termina in pp.
ARIA N° 12 : IDOMENEO " Fuor dal mar ho un mar in seno "
Tutto il recitativo che la precede mantiene lo stesso tempo andante dell'aria di Ilia . Ma il timbro orchestrale è fosco , il re è pensieroso, si è accorto che Ilia è innamorata di Idamante e lo sconforto risulta così ancora più evidente. L'orchestrazione si fa maestosa e febbrile, il re paragona il tumulto del proprio animo a quello di una tempesta, con vocalizzi su " minacciar " a rimarcare la regalità impotente. Su " Fiero nume " c'è la spavalderia di chi ha ancora un ruolo da difendere, ma poi audaci armonie determinano il cedimento spirituale , il cuore del re pensa ad un secondo e definitivo naufragar. L'aria termina in pp.
ARIA N° 13 : ELETTRA "Idol mio se ritroso altra amante a me ti rende "
Aria in stile francese che esprime incanto, delicatezza con tono grazioso, non più appassionato. Termina con lunghi vocalizzi su " amante cor ".
MARCIA N° 14 Inizia in pp in lontananza e poi si fa sempre più in primo piano in ff.
CORO N° 15 Decorativo in ritmo di siciliana. Mormorio velato e delicato degli archi con il flauto, i clarinetti e i corni dolci e carezzevoli. E' l'immagine del mar Mediterraneo placido e azzurro come il cielo. Un quadro di bonaccia. I marinai tranquilli stanno per salpare con la visione celestiale che invoglia all'avventura.
TERZETTO N° 16 : IDAMANTE - ELETTRA - IDOMENEO L'andante accompagna gli interventi di Idamante , angosciato e quello di Elettra,appassionata e precede l'allegro con cui Idomeneo saluta Elettra con ruvidezza ed intimo tormento. Il terzetto ha la funzione di trapasso tra il grazioso coro dei marinai e la seguente scena della tempesta.
CORO N° 17 Tempesta ! E' un coro drammatico, in stile eroico apparentato con Gluck. Corni e ottavino ad esprimere orrore e violini discordi che sferzano come il vento. Drammatico anche il finale dove l'accordo in FA viene ripetuto tre volte sulla richiesta " il reo ovè?". L'orchestrazione è tuttavia già anticipatoria di un modo di sentire che ha tutte le stigmate dell'opera romantica. Tanto che alcuni critici vi sentono Beethoven.
CORO N° 18 Viene preceduto da un recitativo di Idomeneo dolente ed emozionante. Il re sfida il Dio Nettuno con l'amarezza nel cuore, sa che per quanto potente l'uomo nulla può contro il volere del fato. Il coro è in stile drammatico e ricorda Gluck. Il volume decresce d'intensità con un finale d'atto che termina in pp fino al silenzio; i cretesi fuggono inorriditi senza strepiti né "pieno" orchestrale come ci si aspetterebbe. Mozart, geniale, non finisce di stupire.
ATTO 3
ARIA N° 19 : ILIA " Zeffiretti lusinghieri "
Ancora le viole con note sostenute e le terzine dei violini a dipanare un'aria piena di tristezza e dolcezza . Ricca di colorature e in tempo largo.
DUETTO N° 20 : IDAMANTE - ILIA Sentimentale e grazioso.
QUARTETTO N° 21 : IDAMANTE - ILIA - ELETTRA - IDOMENEO Continui trapassi orchestrali dal forte, al piano, al forte ancora . Capolavoro musicale di finezza orchestrale dove Idamante, che si appresta a partire, mostra il proprio smarrimento inquieto; Ilia la dedizione eroica di chi è pronta a seguirlo anche a costo della vita ; Idomeneo la rabbia blasfema di chi impreca contro gli dei tiranni e Elettra , gelosissima, a che punto può arrivare la passionalità corrosiva .
ARIA N° 22 : ARBACE " Se colà ne' fatti è scritto "
Aria sentimentale in stile italiano. E' un andante molto bello dove vi si ammirano ripetizioni numerose, cadenze ampie, intervalli melodici e ritornelli lunghi. In " ma salvate il prence, il re " si apprezzano somiglianze con un'aria sacra , per la sua indubbia perorazione .
RECITATIVO N° 23 : GRAN SACERDOTE
CORO N° 24 Di compianto . Il suono freddo e assottigliato delle viole e dei violini con la sordina ; l'asprezza degli interventi dei fiati ; le trafitture dovute al bagliore delle trombe in sordina ; i tamburi e i timpani spenti e smorzati perché rivestiti di panno danno un colore orchestrale opprimente , da atmosfera d'orrore.
MARCIA N° 25 Mestissima e solenne, somigliante all'Alceste di Gluck.
CAVATINA e CORO n° 26 : IDOMENEO " Accogli , oh re del mar "
Gli arpeggi degli archi e i fiati , in modo particolare il flauto, esprimono un commovente dolore per il sacrificio che si deve celebrare con la morte del Principe Idamante. Poi la fanfara suonata e cantata con l'accompagnamento delle trombe e dei timpani irrompe ad annunciare la vittoria di Idamante sul mostro. Al " O figlio! O caro figlio! Perdona " Idomeneo si trasforma da fiero e ostinato re in un tenerissimo padre che si dispera per la sorte del figlio.
ARIA N° 27 : IDAMANTE " No, la morte io non pavento "
In stile italiano, inizia con un allegro e poi il seguente tempo lento esprime fervore e tristezza.
N° 28 La voce ,con l'intervento dei tromboni, annuncia che gli dei hanno mutato parere, che l'amore ha vinto e Idomeneo viene perdonato come padre ma non come re. Cessa d'esser re in favore di Idamante il cui eroismo e l'amore disinteressato hanno reso degno della corona.
ARIA N° 29 : ELETTRA "D'Oreste, d'Aiace "
Anticipata da un quadro infernale risonante di disperati lamenti , esprime la furia disperata della appassionata Elettra delusa, nei suoi sogni, dal fato crudele. Una figurazione trillata in orchestra accompagna tutta l'aria , che risulta molto acuta come tessitura. Gli strappi violenti delle viole, e gli interventi delle trombe, dei quattro corni e dei timpani danno proprio un'idea della rabbia isterica, con un finale vocalizzato tipo risata, urlato a testimoniare la trasformazione da donna in erinni.
ARIA N° 30 : IDOMENEO " Torna la pace al cor "
In stile rococò. In punta d'archi , morbida e sentimentale. Il clima è indubbiamente rasserenato e Mozart cede alla consuetudine del tempo, con uno stile che ormai sembra una parodia del genere serio.
CORO N° 31 Decorativo, in stile francese.
BALLETTO N° 32 Presente nella versione di Monaco alla fine dell'opera. I tempi : ciaccona - larghetto - ciaccona , ripresa - allegretto, sempre piano - più allegro.
Ugo Malasoma