Presentata la programmazione dei prossimi due anni al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, con interventi di Paolo Klun, capo ufficio stampa, del sindaco Dario Nardella, della vice-presidente della Regione Toscana Monica Barni, del sovrintendente Cristiano Chiarot e di Pierangelo Conte, coordinatore artistico. Durante l’incontro sono emerse alcune realtà che lasciano ben sperare per il futuro della Fondazione, dopo gli anni bui in cui sembrava si fosse imboccata una strada senza ritorno. Innanzitutto il bilancio del 2017 si è chiuso in pareggio, segno che il percorso virtuoso in atto sta dando i suoi frutti, pur se a costo di qualche rinuncia a livello di qualità artistica rispetto alla grande tradizione del Maggio. Sono aumentati i contributi degli sponsor ed è in crescita la risposta del pubblico, scesa in passato a livelli allarmanti. A questo proposito era consolante vedere oggi il ridotto della galleria gremito non solo di figure istituzionale e di addetti ai lavori, ma soprattutto di appassionati, provenienti anche dalle città vicine, segno di un interesse e di un’affezione decisamente in via di recupero. Altra importante inversione di tendenza, del tutto positiva, è la programmazione a lungo raggio che vede coperto un arco di quasi due anni (fino all’aprile 2020), sull’esempio delle grandi istituzioni lirico-sinfoniche europee. Consolante che a differenza di altre fondazioni italiane non si sia puntato quasi esclusivamente sul grande repertorio, pur massicciamente presente, ma si è scelto di dare spazio al Puccini meno conosciuto (Le Villi), a uno straordinario spartito contemporaneo (Lear di Reimann, diretto da Luisi e con la regia di Bieito), alla proposta de La Straniera di Bellini (mai rappresentata a Firenze, per lo meno a partire dal XX secolo e inizio di un percorso belliniano che vedrà il Maggio del 2020 inaugurato da un altro titolo del compositore catanese, non ancora annunciato), allo Spontini francese del Fernand Cortez (in coproduzione con Martina Franca, che però proporrà la versione italiana), a Risurrezione di Alfano (già rappresentata a Firenze negli anni trenta del Novecento), a Rinaldo di Händel (con la storica regia di Pizzi), a La clemenza di Tito di Mozart (diretta da Sardelli), agli Intermedi della Pellegrina (del 1589 di autori vari, lavoro che anticipa le caratteristiche di quello che sarà il melodramma prossimo ad esplodere di lì a poco). Da segnalare anche Il Trittico di Puccini diretto da Valerio Galli, Le nozze di Figaro di Mozart (prima tappa della trilogia dapontiana al femminile che proporrà, di volta in volta, le regie di Sonia Bergamasco, Nozze, Elena Bucci, Così fan tutte, Nicola Raab, Don Giovanni), Der fliegende Holländer (assente a Firenze dalla fine degli anni sessanta , diretto da Luisi e con la regia di Curran). Meno eccitanti, almeno sulla carta, alcune scelte vocali, ma per dare un giudizio su questo aspetto bisognerà attendere la completa composizione dei cast per adesso solo abbozzata.Piuttosto ricche le proposte sinfoniche, con i nomi, tra gli altri, di Fabio Luisi, Zubin Mehta, Esa-Pekka Salonen, James Conlon, Daniele Gatti, Juraj Valčuha. Sono in corso contatti per la presenza di Riccardo Muti, irrinunciabile in occasione del novantesimo dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Previsti un ciclo Mahler e un ciclo Schubert.
Silvano Capecchi
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