Ed anche questa Donizetti Night edizione 2017 si è svolta e conclusa in un clima di grande festa e con tanta musica di Gaetano, lasciando bellissimi ricordi gioiosi ma anche un filo di tristezza e amarezza. Vedere il glorioso Teatro Donizetti, spogliato di tutti i suoi arredi, penzolanti dai palchi, “esplosi” all'ingresso del Teatro come se una bomba lo avesse sventrato e udire la melodia della glassarmonica che riecheggia nella platea svuotata con il suo suono dolce ma anche un pò sinistro, fa un certo effetto. Il Teatro chiude per subire un completo maquillage e messa a norma; per due anni (si spera siano veramente solo due) le Stagioni operistiche si terranno nel bellissimo, anche se meno capiente, Teatro Sociale di Bergamo Alta, progettato da Leopoldo Pollak allievo del Piermarini.
La serata quindi è stata anche una scusa per dire “arrivederci” al Teatro Donizetti e per spostare la rappresentazione della miriade di eventi previsti (oltre novanta) e dedicati al grande compositore autoctono, lungo il “Sentierone” della Città Bassa e attorno all'edificio teatrale.
Si dice che circa 50.000 persone abbiano frequentato i numerosi concerti e spettacoli nei cortili di antichi palazzi, sui sagrati delle Chiese, nelle piazze e nei viali di Bergamo ma per l'occhio di chi scrive potrebbero essere stati anche di più. Una cosa è certa: ha dell'incredibile che, di questi tempi, tanta gente si sia riunita per far festa in nome di Gaetano Donizetti; un punto questo su cui andrebbero fatte un po’ di riflessioni.
Tutto questo è stato possibile grazie alla Fondazione Donizetti e al suo vulcanico Direttore Artistico Francesco Micheli, deus ex machina dell'evento, coadiuvato, oltre che dal Conservatorio cittadino, il quale in alcuni casi ha fornito la materia prima musicale, anche da un buon numero di enti ed istituzioni bergamaschi.
La serata è trascorsa, tra le vetrine degli esercizi commerciali appositamente allestite a tema, tra spettacoli di burattini, bande, visite guidate nel Teatro dismesso (con lunghissime code in attesa), foto ricordo scattate nella sagoma del compositore, concertini di cori di voci bianche e di piccoli ensemble musicali il tutto coordinato da centinaia di ragazzi volontari e volonterosi che spiccavano nella folla indossando le magliette gialle con l'effige di Gaetano Donizetti come unico filo conduttore.
Due erano gli eventi più attesi: uno prettamente musicale e uno goliardico e scanzonato.
Il primo, andato in scena nel cortile della Biblioteca Caversazzi, verteva sulla parziale rappresentazione di una farsa che si credeva perduta ma ritrovata nel museo dedicato al compositore bergamasco, e ricostruita da Paolo Fabbri, musicologo nonché docente di Storia della Musica Moderna e Contemporanea dell'Università di Ferrara e Direttore Scientifico della Fondazione Donizetti. Il ritrovamento consiste in due partiture manoscritte, sostanzialmente due duetti (uno per soprano e basso e l’altro per soprano e tenore) e qualche breve brano musicale che si suppone facessero parte di un'opera mai rappresentata ma di cui si ha testimonianza dell'esistenza in numerosi epistolari e scritti del compositore bergamasco: “Il Castello degli Invalidi” sottotitolo “La bella prigioniera”.
I brani musicali sono stati inseriti all'interno di un dialogo-spettacolo tra lo stesso Fabbri e l'attore Maurizio Donadoni che fungevano da narratori della genesi di questa opera sconosciuta.
La parte musicale è stata assegnata alla brava violinista Germana Porcu, accompagnata al pianoforte dall'esperto e preciso Samuele Pala, per il nutrito potpourri donizettiano costituito da brevi brani musicali estrapolati da altrettante opere del Gaetano. I duetti de "Il castello degli Invalidi" sono stati eseguiti da Leonora Tess (Amina, soprano), Pasquale Scircoli (Carlo, tenore) e Lucas Moreira Cardoso (Everardo, baritono). I tre ragazzi, tutti precisi, preparati e con voci molto a fuoco, hanno fatto rivivere in questi intensi duetti in prima esecuzione assoluta, quella che doveva essere l'impronta, dalle risonanze e dalla passionalità tipiche donizettiane, dell'opera riscoperta. Nonostante le partiture non fossero di facile esecuzione, i protagonisti, accompagnati al pianoforte dall’attentissimo Samuele Pala, si sono dimostrati tutti perfettamente all'altezza sia dal punto di vista interpretativo che dal punto di vista vocale e musicale.
Al termine de “Il castello degli Invalidi” il pubblico si è spostato dalla Biblioteca Caversazzi nella vicina piazza ai piedi della Torre dei Caduti dove era stato allestito un palco e una vasta platea per accogliere l’attesissimo spettacolo di Elio (di Elio e le storie tese) e Francesco Micheli impegnati in uno show che aveva lo scopo di attirare “profani” dell'opera per far loro incontrare Donizetti. Lo spettacolo si è sviluppato attraverso il surreale dialogo tra Giuseppe (Francesco Micheli), il maggiore dei fratelli Donizetti, e Gaetano (Elio), intercalato da romanze appartenenti ad alcune tra le opere più conosciute del compositore, interpretate un po' da Elio stesso e un po' dal gradevole soprano Elisa Maffi con l'accompagnamento al pianoforte di Simone Soldati. Tra divertentissime battute l’affiatatissima quanto insolita coppia di protagonisti ha ripercorso sommariamente la vita del grande compositore bergamasco, sottolineandone il genio quanto l’immortalità della sua musica.
Lo spettacolo ha visto totalmente esaurita l'ampia platea e moltissime erano le persone assiepate in piedi intorno alle transenne che delimitavano l'area dello spettacolo. Al termine standing ovation meritata per Elio e Francesco Micheli.
Ha concluso la kermesse bergamasca “La notte del Campanello”, un cosiddetto “Sleep Concert” (spettacolo iniziato a mezzanotte e proseguito sino alle 9 del mattino) organizzato all’interno del Teatro Donizetti; la platea svuotata era stata allestita con materassini e cuscini per permettere al pubblico desideroso di passare l'intera notte nel teatro, di assistere ai concerti di otto artisti internazionali d'avanguardia e alle loro sperimentazioni musicali.
In conclusione: una notte in cui Bergamo si trasforma e riesce a ricordarci tantissimo Salzburg in periodo di Festival ma senza temerne il confronto.
Susanna Toffaloni
video realizzato da Danilo Boaretto