PROGRAMMA | |
Robert Schumann | Messa in do minore per soli, orchestra e coro op.147 |
Johannes Brahms | Prima Sinfonia in do minore op.68 |
Direttore | Hirofumi Yoshida |
Soprano | Angela Nisi |
Maestro del coro | Paolo Vero |
Orchestra e Coro del Teatro Verdi di Trieste |
Il secondo appuntamento con la stagione sinfonica triestina era collocato tra due trasferte in regione (Udine il 25 ottobre e Pordenone il 5 novembre) per il Nabucco di Giuseppe Verdi. Nonostante la difficile contingenza economica, la fondazione triestina cerca di dare un minimo di continuità all’attività del Teatro Verdi.
A Trieste si respira un’aria pesantissima: nei giorni scorsi in due occasioni le masse artistiche del teatro hanno pacificamente manifestato il loro disappunto per la recente legge Bray sulla cultura, cantando e suonando in Piazza Unità d’Italia, sotto le finestre del Sindaco Roberto Cosolini. Siamo a novembre inoltrato e, caso unico tra le maggiori fondazioni liriche italiane, il cartellone della prossima stagione lirica non è stato ancora presentato. Molti appassionati si lamentano. Il fatto è che a Trieste, per certe cose, siamo ancora asburgici. Cosa possiamo presentare se non sappiamo con certezza su quante e quali risorse economiche potremo contare? Nei prossimi giorni la situazione si dovrebbe sbloccare, dicono. Speriamo.
Il concerto, piuttosto impegnativo, prevedeva lavori di due grandi compositori tedeschi: la Messa in do minore per soli, coro e orchestra di Robert Schumann e la Prima sinfonia di Johannes Brahms.
La direzione meditata ma allo stesso tempo sanguigna di Hirofumi Yoshida, alla guida della sempre brillante Orchestra del Verdi e del magnifico Coro, ha evidenziato l’ispirazione malinconica e l’impronta crepuscolare della composizione sacra di Schumann, che non a caso è stata concepita quasi in contemporanea con il Requiem. Di grande impatto sono sembrate le sezioni corali ma il momento più emozionante è risultato, oltre al Sanctus, il precedente inciso dell’Offertorium, che prevede un intervento solistico per soprano ("Tota pulchra es, Maria") con accompagnamento dell’organo e violoncello obbligato. La giovane Angela Nisi, con la sua voce leggera e aggraziata, ha ben figurato per la capacità di creare un’atmosfera di composto raccoglimento.
Nella seconda parte del concerto si è potuta apprezzare la “Decima di Beethoven” – mi riferisco ovviamente alla notissima definizione di Hans von Bülow – e cioè la Prima sinfonia di Brahms.
In questo caso davvero bisogna sottolineare la grande prova dell’orchestra triestina (con i legni in particolare evidenza), che ha mostrato la ben nota compattezza già dalla grandiosa introduzione.
Anche in questa occasione Hirofumi Yoshida interpreta con grande vigore la partitura e l’esecuzione ne guadagna in comunicatività, soprattutto nel quarto movimento.
Il pubblico, anche questa volta non numerosissimo, è sembrato piuttosto tiepido dopo la prima parte ma alla fine ha tributato un grande successo alla serata con ripetute chiamate al proscenio per il direttore Hirofumi Yoshida.
Paolo Bullo