Gustav Mahler | Sinfonia n. 7 in Mi minore |
Direttore | Ottavio Dantone |
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento |
La Settima sinfonia di Gustav Mahler è conosciuta anche con il titolo apocrifo di Canto della notte ("Lied der Nacht"), dove atmosfere notturne e oniriche costituiscono il suo fulcro musicale: il secondo e il quarto movimento, chiamati entrambi Nachtmusik, sono per l'appunto i primi brani ad essere ultimati già nel 1904. Più che il mondo della notte, tuttavia, Mahler sembra voler abbracciare con la Settima tutto lo scibile umano: non solo la Cultura, con l'ampio organico previsto dalla partitura tra cui figurano anche strumenti inusuali come i campanacci e il mandolino, ma anche il Creato. "Qui la Natura fa udire la sua voce" era infatti il motto che il compositore voleva inserire nell'introduzione alla sinfonia: ognuno dei suoi cinque movimenti è estremamente sfaccettato, così ricco di temi e materiali musicali da costituire un grande banco di prova per qualunque direttore e orchestra che si cimenti nella sua esecuzione".
Il tradizionale doppio appuntamento della Stagione Sinfonica 2023/2024 della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento è stato preceduto da un'esibizione all'Auditorium della Fondazione Cariplo a Milano, proprio in occasione del Festival Mahler. Avendo già quindi eseguito a pochi giorni di distanza la complessa partitura, appare evidente sin da subito il fine lavoro compiuto dall'Orchestra Haydn e da Ottavio Dantone, suo direttore principale: si avverte solo qualche lieve incertezza proprio all'esordio del primo movimento, poi fortunatamente recuperata e dimenticata grazie all'energico lavoro di squadra di tutte le sezioni.
La sinfonia viene vissuta come un crescendo emotivo e musicale inesorabile, a tal punto che le brevi pause tra un movimento e l'altro si accorciano così tanto da diventare impercettibili, senza però mandare all'aria la precisione degli attacchi: la coesione è, come sempre, il punto di forza dell'Orchestra Haydn. Dal canto suo, Dantone riesce a tenere le fila dei diversi motivi musicali e dei continui cambi di velocità e dinamiche mahleriane, collaborando fattivamente con le sezioni orchestrali: particolarmente efficaci sono i contributi delle percussioni (Mirko Pedrotti, Daniele Daldoss, Antonio Argantino, Marco Farruggia e Andrea Intili), dei timpani (Domenico Cagnacci, già protagonista del secondo concerto nel brano di MacMillan) e del mandolino (Bernardo Ticci), quest'ultimo brillante e pungente nei suoi interventi nel quarto movimento.
Auditorium gremito di un pubblico letteralmente stregato ed entusiasta, che si lascia andare in un liberatorio profluvio di applausi all'indirizzo dell'Orchestra e di Dantone.
La recensione si riferisce al concerto di venerdì 10 novembre 2023.
Martino Pinali