Federico Biscione | "Tòte erèi ò basilèus" , mottetto concertato per soli, coro e orchestra |
Gabriel Faurè | Requem op. 48 per soli, coro e orchestra |
Direttore | Maurizio Dones |
Baritono | An Hwan |
Maestro del coro | Flora Anna Spreafico |
Coro del Teatro Coccia - Ensemble corale Licabella - I Piccoli Cantori | |
Orchestra del Teatro Coccia e Nuova Cameristica di Milano |
In questi ultimi anni il Teatro Coccia di Novara ha sostenuto con convinzione e coraggio la produzione operistica, e più in generale musicale, contemporanea con prime esecuzioni e commissioni rivolte a compositori già noti oppure ad artisti ancora alle prime armi spesso provenienti dall’Accademia A.M.O. (Accademia dei Mestieri dell’Opera), l’istituzione nata nel 2019 finalizzata allo scopo di formare i giovani talenti alle professioni legate al mondo del teatro d’opera. In occasione del periodo pasquale la Fondazione novarese ha così presentato, presso il Duomo, un concerto sacro nel quale è stato eseguito il “mottetto concertato” (questa la definizione dell’autore) Tòte erèi ò basilèus di Federico Biscione, prima assoluta di una commissione del Coccia.
Cinquantasette anni, Biscione è un compositore il quale, assimilate le avanguardie, pare ricercare il dialogo con il pubblico grazie all’uso di uno stile musicale, principalmente tonale, memore della tradizione. Cospicua la sua produzione per il teatro, e in particolare per gli ascoltatori più piccoli, con un il balletto Il pifferaio magico (dichiaratamente ispirato al capolavoro mozartiano) presentato al Regio di Torino e l’opera da camera Mamma Laser, commissione della Fondazione dell’Arena di Verona. In Tòte erèi (celebre passo evangelico, in greco, di Matteo nel quale il Signore ammonisce “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me”), abbiamo percepito echi tardoromantici (specialmente nell’uso delle armonie) ben calati in una scrittura dai toni assertivi e fascinosa nell’intrecciare richiami tra le due voci soliste (l’altra sera i bravissimi baritoni An Hwan e Luca Sguazzotti), un coro a quattro voci (rinforzato da una formazione di voci bianche) e un’orchestra dall’organico ampio.
Il direttore Maurizio Dones ha saggiamente sistemato le compagini musicali nell’area presbiteriale del duomo di Novara, uno spazio raccolto che ha reso possibile una compattezza sonora altrimenti impensabile negli spazi ampi della chiesa. La percezione del pubblico, numeroso e attento, è stata purtroppo alquanto ovattata dalla distanza con gli esecutori e dall’ampiezza dell’aula sacra progettata dall’Antonelli. Nonostante questi aspetti, abbiamo potuto notare la precisione di Dones nel coordinare le formazioni corali (quella del Coccia, l’Ensemble corale Licabella e I Piccoli Cantori di Lecco guidati da Flora Anna Spreafico) e nel dipanare la partitura intessendo la trasposizione musicale del testo evangelico (presentato in greco) come un dialogo animato tra solisti e coro in una dimensione spiccatamente teatrale, memore degli antichi oratori.
Una composizione sicuramente interessante (che desidereremmo ascoltare nuovamente in un ambiente acusticamente maggiormente consono) e stimolante nel ricorrere di temi musicali (in apertura e in conclusione) che paiono alludere alla continuità del contenuto espresso dal messaggio evangelico. Scrupoloso nella concertazione, Dones ha condotto al meglio possibile – soprattutto in considerazione delle difficoltà logistiche – le buone compagini orchestrali (la formazione del Teatro Coccia e la Nuova Cameristica di Milano) ottenendo, al termine, un caloroso consenso dagli ascoltatori.
Il brano di Biscione – della durata complessiva di circa un quarto d’ora – fungeva un po’ da introduzione al celebre Requiem di Faurè nel quale, insieme alla voce di An Hwan (lodevole per la composta nobiltà di accenti nel “Libera me”), abbiamo in particolar modo apprezzato l’angelica purezza di voce bianca di una solista proveniente dai Piccoli Cantori (purtroppo il suo nome non era riportato nel programma di sala) che ha soavemente dato voce al “Pie Jesu”. In questo capolavoro sacro Dones e le compagini musicali hanno ben assecondato una scrittura che si caratterizza per l’assenza di dramma e per l’enfasi, invece, di sentimenti di rassegnazione e di abbandono. Nell’esecuzione di martedì sera abbiamo avuto modo di cogliere una mirabile integrazione tra le voci corali e strumentali, unite in un’atmosfera atmosfera sonora “velata”, sobriamente accompagnata dagli interventi dell’organo.
La recensione si riferisce al concerto del 5 Aprile 2022
Lodovico Buscatti