Soprano | Asmik Grigorian |
Pianoforte | Lukas Geniušas |
Programma | |
Sergej Vasil’evič Rachmaninov | Non cantare, bella fanciulla, Op. 4 n. 4 |
Tutto mi ha tolto Op. 26 n. 2 | |
Oh, non rattristarti, Op. 14 n. 8 | |
Come sto male! Op. 21 n. 12 | |
Hopak dall’opera “La fiera di Soročincy” di Modest Musorgskij | |
Margherite Op. 38 n. 3 | |
Il volo del calabrone dall’opera “La favola dello Zar Saltan” di Nikolaj Rimskij-Korsakov | |
Bambino, sei bello come un fiore, Op. 8 n. 2 | |
Hanno risposto Op. 21 n. 4 | |
Nel silenzio della notte segreta, Op. 4 n. 3 | |
Non credermi, amico! Op 14 n. 7 | |
Crepuscolo, Op. 21 n. 3 | |
Com’è bello qui, Moderato in La maggiore Op. 21 n. 7 | |
Ti aspetto, Op. 14 n. 1 | |
Acque primaverili, Op. 14 n. 11 | |
Preludio in sol diesis minore, Op. 32 n. 12 | |
Preludio in re bemolle, Op. 32 n. 13 | |
Il sogno, Op. 8 n. 5 | |
Frammento da Musset Op. 21 n. 6 | |
Dissonanza, Non Allegro. Agitato in mi bemolle minore Op. 34 n. 13 |
Fra una replica e l’altra di Rusalka Asmik Grigorian è tornata al San Carlo per una serata tutta Rachmaninov, accompagnata dal pianista Lukas Geniušas. Per i due è stata l'ennesima tappa di un tour mondiale iniziato alcuni anni fa, proponendo in pratica lo stesso programma di un CD che hanno inciso nel 2022, primo progetto discografico del soprano.
Per il pubblico invece è stata l'occasione ideale per ammirare l'artista libera dalle sovrapposizioni registiche di Dmitri Tcherniakov in un contesto severo, senza nessuna concessione allo spettacolo, a cominciare dall’abbigliamento neutro tutto grigio fatto apposta per non distrarre dalla musica.
Anche nell’esibizione nessuna enfasi melodrammatica eccessiva e nessun atteggiamento compiacente: la Grigorian ha eseguito i singoli canti (piccole opere in musica, le ha definite) in un difficile equilibrio fra l'urgenza della passione e un introverso pudore. Così però ha conquistato il pubblico, che infatti ha risposto con entusiasmo sempre crescente.
La Grigorian era in ottima forma musicale, la voce salda da soprano lirico-drammatico, studio del legato e ottima tecnica, si pensa ai filati che hanno arricchito ”Com’è bello qui” o alla scala ascendente nel finale di “Nel silenzio della notte segreta”. Capace in più di trasmettere anche a chi non capisce la lingua il valore di un fraseggio approfondito intrecciato a un controllato gioco di dinamiche e di sfumature.
Certo la conoscenza dei testi a volte era un elemento in più per comprendere la musicalità della cantante: ad esempio ”Hanno risposto” e “Ti aspetto” hanno una certa similitudine nella struttura fatta da strofe ripetitive, ed era bello il contrasto fra la serena esposizione delle domande retoriche della prima e l’agitazione inquieta, supportata benissimo dal pianoforte, della seconda.
Il timbro della Grigorian trova la sua zona vincente nel registro centrale-basso, dove ha la sua maggiore piena rotondità, mentre nelle salite verso l'alto i contorni diventano a volte più frastagliati. Infatti la sua voce non è infinita, e in “Come sto male” gli acuti nella parte più sfogata sono un po’ tirati, ma è poca cosa davanti al resto in una prestazione complessiva che lascia ammirati per il rigore la concentrazione e il controllo dei mezzi vocali e dell'espressività, con una tecnica sicura che traspare
Il repertorio era estratto da varie raccolte di Canti del compositore a cavallo fra due secoli, dal 1890 di “Nel silenzio della notte segreta” (appartenente all’op.4) al 1912 di “Dissonanze” (op. 34) che ha chiuso il programma prima dei due bis.
La serata era iniziata con “Non cantare bella fanciulla” dai Sei canti op.4, dove la struggente introduzione del pianoforte ha stabilito un clima di dolorosa nostalgia.
Inutile poi elencare uno per uno i brani del concerto, in tutti la Grigorian ha assecondato l’umore prevalentemente malinconico e nostalgico delle composizioni con rari spazi di impeto come l’emozionante crescendo emotivo di “Acque primaverili”, nel cui finale il pianoforte si è aggiunto in modo spettacolare, o nel citato “Come sto male”.
L’intesa con l'accompagnatore Lukas Geniušas era palpabile, e d’altra parte intuibile dopo tanti anni di collaborazione insieme. A volte canto e tastiera si intersecavano come fossero un tutt'uno, si pensa all’intrecciarsi dei colori vocali e delle sonorità pianistiche in “Sogno” (Son).
Due gli spazi solistici riservati a Geniušas: il primo più versato sul divertimento e il virtuosismo, con le trascrizioni dello stesso Rachmaninov dell’Hopak, danza dalla La fiera di Soročincy di Musorgskij e del Volo del calabrone di Rimskij Korsakov, nonchè della propria "Margherite". Più pregnante il secondo momento solistico, con due Preludi di Rachmaninov dall’op. 32, il n. 12 e il più drammatico n.13.
Esito trionfale che ha compensato i tanti vuoti in sala: platea più o meno gremita ma palchi in maggioranza deserti per una serata dove più che mai gli assenti hanno avuto torto.
La recensione si riferisce al concerto del 1 dicembre 2024.
Bruno Tredicine