Soprano | Hilary Cronin |
Soprano | Keri Fuge |
Mezzosoprano | Rebecca Leggett |
Tenore | Florian Sievers |
Basso | Florian Störtz |
Monteverdi Choir & English Baroque Soloists | |
Direttore Christophe Rousset | |
Programma | |
Marc-Antoine Charpentier | Noëls pour les instruments H. 531 |
Marc-Antoine Charpentier | Messe de minuit pour Noël H. 9 |
Marc-Antoine Charpentier | Noëls pour les instruments H. 534 |
Johann Sebastian Bach | Schwingt freudig euch empor BWV 36 |
Johann Sebastian Bach | Unser Mund sei voll Lachens BWV 110 |
La prima serata del ciclo che il Teatro alla Scala dedica alle Orchestre Ospiti si celebra nel nome del Monteverdi Choir & English Baroque Soloists, complesso che sta uscendo da un periodo difficile in cui ha dovuto fronteggiare il lungo e penoso addio da John Eliot Gardiner, fondatore del coro nel 1964 e dell’orchestra nel 1978. Per questo concerto, che figurerà in tournée per l’Europa nel mese di dicembre, coro e orchestra hanno invitato Christophe Rousset, per il resto non è chiaro cosa accadrà in seguito ai complessi fondati da Gardiner né si sa chi ne prenderà il posto. È certo però che il loro ex-direttore e fondatore sta per iniziare contemporaneamente una tournée in Europa con un programma simile a capo dei nuovi Constellation Choir e Constellation Orchestra. Accadrà anche che, non sapendo che pesci pigliare, uno stesso teatro come l’Elbephilhamonie di Amburgo ospiterà entrambi i complessi a distanza di pochi giorni. Ad abundantiam.
Il programma è dedicato all’Avvento e al Natale, con un gradito accostamento tra Marc-Antoine Charpentier e Johann Sebastian Bach. I tre lavori prescelti di Charpentier sono concatenati tra di loro e legati in origine a brani della tradizione popolare che il compositore rielaborò come musiche natalizie, i Noëls pour les instruments. Questi ultimi sono posti in testa e in coda alla prima parte del concerto, completati al centro dalla Messe de Minuit pour Noël, che ne rielabora i temi. Il tono è gioioso, caratterizzato dai flauti diritti che erano parte integrante di questo repertorio, con i loro richiami pastorali.
La messa è festante, condotta con mano leggera da Christoph Rousset. Il Kyrie vola via su piccoli scostamenti armonici, sufficienti a dare tono e colore a una festa fugace. Il Gloria si apre serenamente sulla parola pax, intensifica il ritmo su laudamus, continua in stile colloquiale con Domine Deus, una conversazione pacata con un Dio ben disposto all’ascolto. Ogni altro numero della messa procede stringato e sereno, un volo in cui le semplici melodie originarie suonano più ricche e articolate senza perdere la spontaneità che le rende così vicine a chi ascolta, tratto caratteristico di Charpentier che sapeva come trovare il tono giusto per ogni contesto e in ogni circostanza.
Johan Sebastian Bach compare con due cantate legate ad Avvento e Natività, entrambe di carattere festoso. La Schwingt freudig euch empor BWV 36 viene da una cantata profana celebrativa di un compleanno, rielaborata in due versioni di cui la seconda, in otto parti, è quella cui abbiamo assistito. Il tono è gioioso, si loda Dio e si elogia la musica che ne celebra la gloria. Rousset ne dà una lettura pacata, lontana dagli effetti speciali più eclatanti ma attenta a restituire tutti i timbri e i colori degli strumenti e delle voci. Le voci, gli strumenti concertanti e il continuo sono calibrati e interconnessi in modo tale che nessuno prevalga, e l’equilibrio continua anche quando sono impegnati l’intera orchestra e il coro. Questo fa sì che la cantata si sviluppi in modo unitario, senza quei contrasti che possono apparire accattivanti sul momento, ma anche portare a cadute di tensione. Qui tutto scorre in modo giusto, fluido, senza sforzo, con alcuni momenti indimenticabili come il corale Nun komm, in cui soprano e contralto cantano in tale consonanza da sembrare una voce sola, o come nell’aria "Auch mit gedämpften schwachen Stimmen" in cui la voce del soprano e del violino concertante si fondono, indistinguibili l’una dall’altra.
La BWV 110 Unser Mund sei voll Lachens è una cantata festosa nata per il giorno di Natale. All’organico orchestrale si aggiungono trombe e timpani, sfoderati immediatamente nel primo coro che parla di sorrisi, infatti il coro ride in musica sulle parole del testo (Lachens). Lo fa con gusto e finezza, ma ride davvero. Poi la voce umana è in primo piano nel succedersi delle arie e in un magnifico duetto sul testo del Gloria, due strisce di parole accompagnate dal violoncello e dal continuo, una geniale versione da camera per soprano e tenore. Anche qui tutto accade senza fretta su questa relazione distesa che si crea tra direttore, orchestra e voci sostenute con sapienza, assecondate con respiro naturale.
Il continuo merita un discorso a parte. Difficile ascoltarne di più presenti, in un ruolo di primo piano che sostiene ed è vivo senza prevaricare ma anche senza scomparire, come a volte accade. Anche gli strumenti concertanti sono strepitosi, tra tutti gli oboi, posti insieme ai flauti intorno al leggio del direttore. Tutto si compone in un organico orchestrale di eccellenza e si completa con il coro, glorioso.
Il teatro era quasi tutto esaurito, con pubblico attento e competente. Applausi più che convinti e numerose chiamate, con Christophe Rousset ad un tratto invisibile perché nascosto tra orchestra e coro, intento a far alzare solisti e sezioni, poi tornato alla ribalta perché i festeggiamenti non accennavano a diminuire.
La recensione si riferisce al concerto del 2 dicembre 2024.
Daniela Goldoni