Pianoforte | Olga Kern |
Programma | |
Sergej Rachmaninov | Tre Études-tableaux: op.39 n.9 in re magg.; op.33 n.8 in sol min.; op.33 n.5 in mi bem. min. |
Cinque Preludi: op. 32 n. 1 in do magg.; op. 23 n. 7 in do min.; op. 32 n. 10 in si min.; op. 32 n. 12 in sol diesis min. | |
Sonata n. 2 in si bem. min. op. 36 | |
Momento musicale op.16 n. 4 in mi min. | |
Barcarolle op.10 n.3 | |
Polichinelle op.3 n.4 | |
Variazioni su un tema di Corelli op. 42 | |
Tre trascrizioni: da Moussorgsky Ukrainiandance “Hopak”, da Rachmaninov Romanze op. 21 “Lilacs”, da Kreisler“Liebeslied” Polka de W. R. |
Il recital di Olga Kern al Conservatorio di Milano per la Fondazione Società dei Concerti è stato uno splendido omaggio all’arte di Sergei Rachmaninov, di cui ricorrono quest’anno i 150 anni dalla nascita. La pianista russa, naturalizzata americana, medaglia d’oro al concorso Van Cliburn nel 2001, ha pensato infatti di onorarne la memoria con un bellissimo programma monografico, il che rappresenta come al solito un’operazione insieme meritoria e pericolosa. Meritoria perché consente una salutare full immersion nel mondo musicale del compositore, con l’ascolto spesso di pezzi non ricorrenti nei tradizionali programmi di recital misti. Pericolosa perché vi è sempre il rischio di un appesantimento dell’ascolto e di monotonia qualora nell’impaginato non venga comunque seguito un criterio di varietà nella proposta dei brani.
Olga Kern ha salvato la bellezza dell’idea scongiurando questo pericolo, giacché ha eseguito lavori che appartengono a diverse stagioni creative del compositore, ma anche di carattere e impegno differente. La Kern ha saputo alternare pagine famose come alcuni Études-Tableaux (op. 39 n. 9) o Preludi (basti solo il celeberrimo op. 32 n. 10), o ancora il Momento musicale op. 16 n. 4, con la forma di ampio respiro della Sonata n. 2 op. 36 e le sublimi ma impegnative Variazioni su un tema di Corelli op. 42, per finire con il Rachmaninov trascrittore, brillante e immaginifico.
Il risultato, esaltante, è stato quello di godere della migliore ispirazione del compositore russo senza rimanere “sepolti” dalla sua lussureggiante scrittura pianistica, o interdetti dalle arditezze che caratterizzano alcune tra le composizioni più estese.
Ma a questo risultato si è arrivati soprattutto grazie al pianismo di Olga Kern. Prima donna a trionfare nella impegnativa competizione di Forth Worth, Kern si impose in finale proprio grazie ad una appassionata esecuzione del Terzo Concerto di Rachmaninov, che la consacrò definitivamente come interprete d’elezione di questo compositore. La pianista russo-americana ha peraltro mantenuto negli anni anche con l’Italia un saldo rapporto iniziato con gli studi giovanili presso l’Accademia di Imola sotto la guida di Boris Petrušanskij.
Ma quali sono le caratteristiche del Rachmaninov di Olga Kern? A dire il vero raramente mi è capitato di sentire un’esecuzione che riunisse in maniera così felice e completa il virtuosismo, la ricerca musicale e la piacevolezza puramente epidermica. Questo risultato deriva innanzitutto da una incredibile facilità manuale, che è un dato di natura oltre che il portato di uno studio indefesso, e in secondo luogo da una frequentazione di lunga data di questo repertorio, a cui si aggiunge sicuramente una sintonia completa con la poetica tutt’altro che superficiale del compositore russo. La pianista ha espresso sempre profondità di pensiero e ha reso perfettamente le atmosfere, anche cupe, tipiche di questa musica, ma senza quell’alone apocalittico, di morte e dissoluzione, che costituiva invece una delle cifre preponderanti del Rachmaninov-interprete. In questo senso il pianismo della Kern, al netto di una minore capacità coloristica, sembra più vicino a quello di Horowitz, storico sodale di Rachmaninov, interprete e a volte “revisore” di molte sue opere. La protagonista di questa sera è sembrata trovarsi più a suo agio nella piccola forma, alla quale ha impresso sempre ariosità ed agogica sorprendente, mentre nella Sonata, pur rimanendo stupenda l’esecuzione complessiva, ha esasperato in qualche modo la frammentarietà dell’eloquio musicale, rendendolo ancora più rapsodico, con effetto non sempre felicissimo.
In conclusione, Olga Kern si presenta sul palcoscenico come una donna di spettacolo nel senso più nobile del termine. L’eleganza, i vestiti griffati (con tanto di cambio d’abito nell’intervallo), l’indiscutibile bellezza, sono solo gradevoli contorni di un talento davvero smisurato, pienamente rivelato nella intensissima esecuzione delle Variazioni su un tema di Corelli, applauditissime nonostante l’ascolto non sia dei più facili: segno che il messaggio musicale è andato a segno. E’ una pianista che ama partire in medias res (le due parti del recital si aprono con due brani che spesso si eseguono come bis), ma al tempo stesso rifugge la comoda proposizione di vieti cliché. Si tratta di un’artista particolare, capace di suonare costantemente per il pubblico, senza essere condizionata dal pubblico. Scrupolosa, spettacolare ed anche generosa: circa un’ora e mezza di musica che avrebbe fiaccato un culturista, sciorinata in una sala purtroppo non pienissima ( la Kern aveva suonato anche nel pomeriggio un programma simile, ma più breve), ma il pubblico al termine ha espresso un calore che a volte manca in enormi auditorium e per artisti anche più celebrati.
La recensione si riferisce al concerto dell'8 novembre 2023.
Lorenzo Cannistrà