Eisenstein | Markus Werba |
Rosalinde | Olga Bezsmertna |
Dr. Falke | Liviu Holender |
Frank | Reynhard Mayr |
Adele | Regula Mühlemann |
Prinz Orlofsky | Marina Viotti |
Alfred | Alex Tsilogiannis |
Dr. Blind | Daniel Prohaska |
Frosch | Robert Meyer |
Ida | Valentina Stadler |
Iwan | Francesco Grifoni |
Direttore | Zubin Mehta |
Regia | Josef Ernst Köpplinger |
Scene | Reiner Sinell |
Costumi | Alfred Mayerhofer |
Luci | Valerio Tiberi |
Coreografia | Karl Alfred Schreiner |
Drammaturgia | Fedora Wesseler |
Video dell'Ouverture | Meike Eber & Raphael |
Maestro del coro | Lorenzo Fratini |
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino | |
Compagnia Nuovo BallettO di ToscanA | |
Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino in coproduzione con Staatstheater am Gärtnerplatz (Monaco di Baviera) |
È solo la seconda proposta di Die Fledermaus a Firenze quella in scena al Teatro del Maggio, con una produzione che segue di pochi anni la prima assoluta di sette anni fa, allora eseguita nella versione ritmica italiana e perciò presentata come Il pipistrello (vedi la recensione di Silvano Capecchi).
A fronte di un ingiustificato disinteresse verso un caposaldo del repertorio nei teatri di lingua tedesca è comprensibile la tentazione del sovrintendente austriaco Pereira di far conoscere al pubblico toscano l'operetta di Johann Strauss Jr. nel suo idioma originale. Scelta quasi obbligata, quindi, la coproduzione con un teatro di area germanica, nello specifico lo Staatstheater am Gärtnerplatz di Monaco, il secondo per importanza nella città bavarese.
Lo spettacolo di Josef Ernst Köpplinger, al suo debutto al Teatro fiorentino, è fortemente caratterizzato e fonde con scaltrezza la rassicurante tradizione con una buona dose di moderna follia, tra costumi sontuosi (di Alfred Mayerhofer) e luci colorate al neon (di Valerio Tiberi). Il salotto borghese di Villa Eisestein è racchiuso dallo scenografo Rainer Sinell in un quadrilatero sghembo con prospettive escheriane, idea ripresa nel terzo atto con una caotica e polverosa prigione incorniciata da un curioso e poco realistico parallelepipedo. Nel mezzo l'atto alla villa di Orlofsky, di cui si vede solo il sontuoso parco esterno, con il nevischio e le alte siepi che richiamano sinistramente il labirinto dell'Overlook Hotel di “Shining”.
Brillante, caleidoscopica, fantasiosa e dal ritmo serrato come si conviene a un'operetta come Die Fledermaus, la regia funziona e diverte nonostante le bizzarre trovate, o forse anche per merito di queste. Desta qualche perplessità, anche se nel contesto generale ci può stare, la coreografia un po' tribale e scomposta di Karl Alfred Schreiner, con tutti i danzatori del BallettO di ToscanA vestiti in modo grottesco a evocare il vecchio scherzo del pipistrello subíto dal protagonista.
I solisti interpretano e recitano irreprensibilmente, imponendosi più per l'amalgama complessivo che per picchi di vocalità individuali. Impegnato nel ruolo di Gabriel von Eisentstein, Markus Werba è probabilmente il componente del cast con la maggiore esperienza in campo operistico e ciò si percepisce nella souplesse con cui tratteggia la parte. Olga Bezsmertna è una Rosalinde dalla voce penetrante (e con qualche acuto un po' allo sbaraglio) che non gioca a fare troppo la diva, interpreta il ruolo con personalità e humour ed è suggestiva nell'esecuzione della “Czardas”.
Alex Tsilogiannis è un Alfred esuberante sulla scena e nella vocalità, forse più a suo agio nelle molte frasi d'opera popolare (per lo più italiana) che interpola anziché nei cantabili che gli riserva Strauss, affrontati con un minimo di cautela. Regula Mühlemann disegna una briosa e pepata Adele, spettacolare ed estroversa - come si addice al ruolo - nei passi di agilità, eseguiti con una voce piccolina ma agguerrita e ben sfogata in acuto. Il fondamentale personaggio di Orlofsky è ben caratterizzato dalla vocalità dal colore ambrato di Marina Viotti.
Molto centrati Liviu Holender (Falke) e Reinhard Mayr (Frank). Buone anche le parti recitate con Francesco Grifoni (Iwan), Daniel Prohaska (Blind), Valentina Stadler (Ida) e l'irresistibile Robert Meyer come Frosch, che diverte anche recitando in tedesco e strapperebbe sorrisi (e i molti applausi che riceve) pure senza i sopratitoli.
Il Coro diretto da Lorenzo Fratini contribuisce al successo della serata, non rovinato dall'improvvisa assenza del pianista Rudolf Buchbinder, bloccato da un'improvvisa positività e impossibilitato a partecipare alla festa del secondo atto come ospite.
Guida tutto un maestoso, elegante (e flemmatico nei tempi) Zubin Mehta, che ottiene un colore effervescente e venato di una sottile malinconia (molto viennese) da una sontuosa Orchestra del Maggio, dalla ricchezza strumentale in grado di valorizzare la partitura elevandola quasi al rango di capolavoro operistico.
Pubblico discretamente numeroso alla prima, che decreta un franco successo, portando in festoso trionfo il direttore onorario a vita.
La recensione si riferisce alla prima del 16 gennaio 2022.
Fabrizio Moschini