Direttore e pianista | Myung-Whun Chung |
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino | |
Programma | |
Wolfgang Amadeus Mozart | Idomeneo, ouverture |
Wolfgang Amadeus Mozart | Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in la maggiore K 488 |
Ludwig van Baeethoven | Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68 Pastorale |
I concerti di Myung-Whun Chung rischiano sempre di essere un evento, e non solo perché, in riferimento a questa serata fiorentina, il musicista coreano si avvicina - non lo fa ormai che raramente - al pianoforte, strumento dei suoi esordi (lontani sono i tempi del Trio Chung, con le due sorelle violinista e violoncellista): la sua carriera fondata soprattutto sulla direzione subisce però ogni tanto uno strappo solistico, stavolta nel nome di Mozart, di cui viene eseguito il celebre Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in la maggiore K 488.
Diciamo subito che, arrivato a questa fase della carriera, Chung (ormai è vicino ai settanta) non ha né la caratura tecnica né il fascino protagonistico che sarebbe indispensabile per affrontare in pubblico un “monumentum” del genere, opera della piena maturità di Mozart trentenne composta nel 1786. Myung-Whun Chung non ”fa” il solista: quello però che da questo punto di vista viene perso, è anche acquistato in amalgama e in effetto concertante del pianoforte, con un bellissimo “ascoltare” gli altri strumenti (l'orchestra in questo caso è molto ridotta di numero) e offrire a questi anche microscopici spunti che il direttore dall'interno della scrittura mozartiana è in grado di ben evidenziare.
Tale conoscenza permette infatti a Chung un dialogo davvero sottile e commovente del suo strumento con gli altri, in un continuo rimando di interazioni senza il predominio del classico solista che pensa solo a suonare la sua parte (e che gli altri... lo seguano).
Il lavoro di cesello raggiunge la sua punta di diamante nell'apparente semplicità del secondo tempo Adagio, trasparente profondo e suggestivo come poche volte è dato di ascoltare. Ma anche nel primo e nel terzo movimento l'esemplare equilibrio pianoforte-orchestra eleva la parola “concertante” ai suoi più alti significati. L'orchestra densa e scattante segue li direttore con dedizione nella ricerca di una lievità quasi cameristica, di un equilibrio sottile al quale certamente contribuisce la riduzione del numero degli strumentisti.
La serata si era aperta con una lettura viva ma pesantuccia dell'Ouverture dall'Idomeneo,
La seconda parte del concerto che vede Myung-Whun Chung sul podio (in questo caso non metaforicamente ma davvero sul podio, e con la bacchetta) dell'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino comprende la Sinfonia n. 6 Pastorale di Ludwig van Beethoven, che torna in locandina non molto tempo dopo le celebrazioni beethoveniane del 2020 e la conseguente inevitabile alluvione di musiche del Maestro di Bonn nei programmi.
Ci sembra soprattutto un'occasione di riflessione sulla straordinaria bellezza della meravigliosa pagina di un compositore il cui apprezzamento superficiale appare troppo spesso limitato alle iperinflazionate Quinta e Nona. Piuttosto analitica e senza fronzoli ci pare l'interpretazione di Chung, ma il supremo equilibrio dei vari settori di un'orchestra reattiva e compatta regna sovrano, come pure le morbidezze e la ricerca coloristica del secondo tempo, mentre appare curatissimo il trapasso fra il Temporale (di densità turgida ma senza retorica) e il luminoso trascorrere della sezione successiva.
La gioia di ascoltare l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino in gran forma e splendidamente bilanciata nelle sue varie sezioni si accompagna alla visione sul podio del gesto istintivo assai personale di Chung, che dirige con tutto il corpo e che in certi momenti non sembra neppure dare indicazioni ai colleghi d'orchestra al fine del raggiungimento di scelte musicali sicuramente molto ben rodate in prova.
Per la cronaca successo calorosissimo da parte di un pubblico davvero molto folto, un bis pianistico di Chung (Schumann) e la festa per il pensionamento del primo dei secondi violini Alessandro Alinari.
La recensione si riferisce al concerto del 22 giugno 2022.
Fabio Bardelli