Direttore | Theodor Guschlbauer |
Violoncellista | Julia Hagen |
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino | |
Franz Schubert | |
Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore D 125 | |
Robert Schumann | |
Concerto per violoncello e orchestra in la minore op. 129 | |
(solista Julia Hagen) | |
Franz Schubert | |
Sinfonia n. 3 in re maggiore D 200 |
Il calendario degli spettacoli al Teatro del Maggio in questi ultimi tempi appare assai tormentato (stare dietro a spostamenti di date, cambi di artisti, rimborsi di biglietti venduti ecc. è diventata per il pubblico impresa non facile), ed ecco che torna inasapettatamente a Firenze dopo ben ventidue anni il direttore viennese Theodor Guschlbauer in sostituzione del previsto Franz Welser-Möst, che ha annullato gli impegni per una indisposizione.
Nel giro di meno di un mese viene data agli spettatori fiorentini la possibilità di ascoltare i due concerti solistici più amati di Robert Schumann: lo scorso 11 marzo quello per pianoforte con Hélène Grimaud e Daniele Gatti sul podio, ed ora quello per violoncello con la giovane solista Julia Hagen e il direttore Theodor Guschlbauer.
Robert Schumann compose il suo celebre Concerto per violoncello di getto, nel giro di poche settimane nel 1850 a parte successive modifiche, ma la prima esecuzione ebbe luogo solo nel 1860, dopo la morte dell'autore. Pagina affascinante, dalla fervida inventiva e molto compatta tanto che i tre movimenti si susseguono senza soluzione, ha sempre suscitato il favore degli ascoltatori e l'interesse dei solisti i quali vi hanno trovato terreno fertilissimo sia dal punto di vista tecnico sia espressivo all'interno del repertorio per il loro strumento.
La lettura della violoncellista salisburghese Julia Hagen (ventisettenne, quindi potrebbe essere nipote del direttore!) appare piuttosto interlocutoria, la solista stenta un po' a mostrare personalità protagonistica né dal punto di vista strumentale né interpretativamente, e talora viene messa in secondo piano dall'accompagnamento orchestrale preciso e sensibile. Il secondo movimento Langsam che apparentemente sembrerebbe più nelle sue corde appare abbastanza uniforme e poco incisivo.
Infine, dopo appena due anni dal ”Ciclo Schubert” diretto da Fabio Luisi, ecco di nuovo in locandina due delle sue sinfonie poste quasi a circondare il concerto solistico schumanniano: si tratta della seconda e della terza, scritte nel 1815 quando il compositore era appena diciottenne.
Haydn Mozart e Beethoven sono indubbiamente i modelli del giovane Schubert, e la lettura del veterano Theodor Guschlbauer fa apprezzare al pubblico fiorentino (nell'occasione abbastanza folto) due belle esecuzioni, in particolare quella della Sinfonia n. 3 in re maggiore.
Il direttore mostra grande mestiere ed enorme esperienza in questo repertorio dall'alto dei suoi ottantatré anni, sembra conoscere i segreti del linguaggio schubertiano con tempi giusti, impasti luminosi, grande cura nell'evidenziare i colori strumentali e soprattutto quelli degli impegnatissimi fiati, flessuosità delle linee melodiche, eleganza morbida e mai algida (vedi l'Allegretto o il Trio - sezione mediana del terzo movimento Menuetto Vivace - della terza sinfonia). Rispetto alla Sinfonia n. 2, l'esecuzione della Sinfonia n. 3 è giustamente più intensa ed incisiva, quasi scattante, e scorre via pulita senza pesantezze: una lettura di esemplare equilibrio.
L'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino si è molto ben comportata nel suo complesso, mostrando compattezza e finezze strumentali di prim'ordine.
Il pubblico della Sala Mehta, piuttosto numeroso, ha riservato un'accoglienza calorosissima a tutti ma specialmente a direttore e orchestra, ottenendo anche un bis dalla violoncellista Julia Hagen.
La recensione si riferisce al concerto del 6 aprile 2022.
Fabio Bardelli