Direttore | Daniele Gatti |
Pianista | Andrea Lucchesini |
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino | |
Programma | |
Ludwig van Beethoven | Concerto n. 5 in mi bemolle maggiore op. 73 Imperatore |
Arthur Honegger | Sinfonia n. 4 Deliciae Basilienis H. 191 |
Paul Hindemith | Konzertmusik per archi e ottoni op. 50 |
Il proseguimento a Firenze del ”Ciclo Beethoven-Honegger e l'Europa” prevede in locandina nelle due serate del 17 e 18 novembre il celeberrimo Concerto n. 5 op. 73 per pianoforte e orchestra del Maestro di Bonn come “antipasto” a due pagine molto meno note (per non dire due rarità nei consueti programmi concertistici), come la Sinfonia n. 4 di Honegger e la Konzertmusik op. 50 di Paul Hindemith.
Il compositore svizzero Arthur Honegger (1892-1955) scrisse la sua Sinfonia n. 4 nel 1946 su commissione del direttore svizzero Paul Sacher in occasione delle celebrazioni del ventesimo anniversario della nascita dell'Orchestra da camera di Basilea.
Daniele Gatti dà qui un'ulteriore dimostrazione di grande consonanza con le pagine di Honegger, anche se in questo caso il testo non si presta ad interpretazioni esteriori particolarmente accattivanti per l'uditorio, ma naviga in una raffinatezza e gradevolezza di fondo che richiedono grande attenzione all'ascolto. La trasparenza dello strumentale e la serenità dell'atmosfera sono colte appieno dalla lettura di Gatti, che esalta i colori ed i fraseggi preziosi alla testa dell'ammirevole orchestra fiorentina, le cui prime parti sono anche chiamate a brevi interventi solistici.
In netto contrasto con la precedente pagina di Honegger è la Konzertmusik op. 50 del compositore (e solista di viola) tedesco Paul Hindemith. Si tratta di un brano nato nel 1930 in occasione del 50° anniversario della Boston Symphony Orchestra e che, scritto per archi e ottoni, mette in mostra ed esalta le straordinarie capacità tecnica del settore ottoni dell'orchestra americana: si assiste infatti ad una autentica “lotta” fra i due blocchi strumentali contrapposti, archi da una parte e ottoni dall'altra, che a seconda dei momenti si intersecano, si fronteggiano, si respingono, ed infine si fondono (è richiesta una batteria di ottoni cospicua, con 4 corni, 4 trombe, 3 tromboni oltre al basso tuba).
La pagina (eseguita per la prima volta a Firenze da Riccardo Muti nel 1971) è d'immediato impatto anche ad un primissimo ascolto, e riceve da Gatti una lettura scattante e quanto mai coinvolgente, con un bellissimo suono dell'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino in tutti i settori e con l'apparente facilità tecnico-espressiva degli impegnatissimi ottoni. Si rimane davvero ammirati dall'incisività e dalla precisone ottenute dal direttore milanese che sta lavorando molto bene con questa compagine orchestrale che lo segue con evidente bravura, feeling e partecipazione.
Pezzo forte della serata, sia detto senza offesa per gli altri due e che sicuramente ha contribuito a garantire un notevole afflusso di pubblico nella Sala Mehta, è il celeberrimo Concerto n. 5 Imperatore di Ludwig van Beethoven, solista Andrea Lucchesini. Il pianista, ormai non lontanissimo dai sessant'anni, appare nel pieno della sua maturità di interprete: tecnicamente irreprensibile, incisivo quando è richiesto, sembra conoscere i segreti che gli permettono di esaltare i momenti di intenso lirismo che Beethoven sparge, non solo nel tempo lento Adagio un poco mosso, nella partitura. Già dal primo movimento Lucchesini dialoga in maniera molto serrata ed efficacissima con l'orchestra diretta da Gatti (ed il dialogo solista-orchestra in questo concerto beethoveniano è fitto e di estrema importanza), un dialogo che nel secondo tempo si trasforma in magia sonora e lirismo molto intenso. Nei movimenti estremi l'accompagnamento orchestrale è apparso a tratti un po' troppo invadente e ruvido, ma l'intensità della scrittura beethoveniana lo consente.
Concludendo si è trattato di una splendida serata di musica, con un'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino in forma smagliante (primo violino Salvatore Quaranta) e un pubblico molto folto e calorosissimo con tutti. Andrea Lucchesini ha anche eseguito un emozionante bis schubertiano.
La recensione si riferisce al concerto del 17 novembre 2023.
Fabio Bardelli