Simon Boccanegra | Christian Gerhaher |
Amelia Grimaldi | Jennifer Rowley |
Jacopo Fiesco | Christof Fischesser |
Gabriele Adorno | Otar Jorjikia |
Paolo Albiani | Nicholas Brownlee |
Pietro | Brent Michael Smith |
Ancella di Amelia | Siena Licht Miller |
Capitano dei balestrieri | Savelii Andreev |
Direttore | Fabio Luisi |
Regista | Andreas Homoki |
Scenografo e costumista | Christian Schmidt |
Disegno luci | Franck Evin |
Drammaturgia | Fabio Dietsche |
Philharmonia Zürich | |
Coro dell'Opera di Zurigo | |
Figuranti del Teatro dell'Opera di Zurigo | |
1 Dvd Accentus Music | |
16:9 NTSC | |
Distribuzione Ducale |
Un Simon Boccanegra decisamente poco accattivante, quello registrato a Zurigo nel dicembre 2020 e riversato in dvd dalla Accentus Music.
Parte della colpa è parzialmente ascrivibile alla scelta stessa del titolo, assai poco consono alle norme sanitarie di distanziamento sociale imposte lo scorso autunno e che hanno portato alla quasi totale cancellazione della Stagione 2020-2021 dell’Opera di Zurigo. La produzione è totalmente “figlia” del Covid, non solo per l’assenza del pubblico in sala, ma anche per la scelta, già ampiamente discussa a suo tempo, di collocare Coro e Orchestra in una sala a un chilometro di distanza dal teatro: in scena c’erano solamente i solisti e un manipolo di comparse nei panni dei popolani, mentre le registrazioni in diretta venivano riportate da casse dislocate in buca d’orchestra e in sala.
La messa in scena di Andreas Homoki cerca di utilizzare a suo vantaggio alcune di queste imposizioni (molto riuscita è la prima parte della scena del Consiglio, che, seppure privata del Coro i cui interventi sono cantati da Paolo e Pietro, trasforma l’arringa del Doge in un discorso che prepara e discute prima con l’Araldo e poi con i due traditori), ma non sempre riesce nel suo intento.
La sua regia, per risolvere la problematica intelligibilità della trama dell’opera, si inserisce nel solco di un didascalismo al cubo, mostrando in continuazione, soprattutto nella prima parte dello spettacolo, i flashback che i protagonisti raccontano in musica: la scomparsa della piccola Maria, la morte della nutrice Giovanna, il ritrovamento dell’orfanella nel convento pisano.
Ciò avviene grazie alla scena rotante di Christian Schmidt, che consente senza dubbio agevoli cambi scena e permette di immergere lo spettatore in un clima decisamente claustrofobico (merito anche dalla regia video di Michael Beyer), in cui la presenza del mare è evocata solo da una scialuppa arenata.
Ci sono qua e là alcune idee registiche abbozzate e poco risolte (l’ambientazione “moderna” che nulla aggiunge all’opera, o l’abito talare che Fiesco indossa quando assume la nuova identità di Andrea Grimaldi) e altre tanto gratuite quanto inspiegabili, come Boccanegra che, morendo, viene accompagnato nell’aldilà dal fantasma della moglie e dall’alter ego della figlia bambina (ma quindi la vera Maria Boccanegra è morta?).
Musicalmente parlando, per i motivi elencati sopra è impossibile fornire un parere critico e oggettivo sulla direzione di Fabio Luisi alla guida della Philharmonia Zürich: la concertazione, se non altro, è consona all’ambientazione lugubre e tetra impostata da regia e scene, e totalmente priva delle varie “caccole” di tradizione. Più penalizzata la performance del Coro, soprattutto nel finale.
Nella compagnia di canto, nessun cantante primeggia o sovrasta gli altri, e ognuno di essi si impegna onorevolmente, pur con qualche distinguo.
Di Simon Boccanegra, Christian Gerhaher preferisce far emergere l’umanità e il dolore del padre privato di una moglie e di una figlia: i momenti più riusciti sono i duetti con il crudele suocero e l’agnizione di Amelia/Maria, mentre meno incisivi, per colpa di una dizione italiana non perfetta, sono i brani più “politici”, l’arringa e l’orazione ai patrizi e al popolo di Genova.
Jennifer Rowley, che debuttava nel ruolo, è una Maria Boccanegra dallo strumento vocale corposo e suadente, con il quale delinea un personaggio maturo e riflessivo. Non si avverte, tuttavia, il palpito dell’amante appassionata e pronta al sacrificio per il padre o per l’amato Adorno, e i suoi slanci d’amore mancano di vigore e di credibilità.
Fin troppo cavernoso il Fiesco di Christof Fischesser, mentre Otar Jorjikia è un Gabriele Adorno volenteroso ma vocalmente discontinuo, che sconta i problemi di un’emissione legnosa e, in alcuni casi, al limite della stecca.
Più centrati il corposo Paolo di Nicholas Brownlee e l’infido Pietro di Brent Michael Smith.
Il dvd dello spettacolo si presenta elegante nell’aspetto ma asciutto nei contenuti, comunque interessanti e tradotti dal tedesco in inglese e francese, che sono un’intervista al regista, al baritono protagonista e una riflessione sulla drammaturgia dello spettacolo di Werner Hintze. Non compare un elenco delle tracce del dvd, che consistono nelle quattro parti dello spettacolo (il prologo e i tre atti), senza altre suddivisioni all’interno di esso.
Martino Pinali