Orfeo | Valerio Contaldo |
La Musica, Euridice | Mariana Flores |
La Messaggera | Giuseppina Bridelli |
La Speranza, Proserpina | Ana Quintans |
Plutone | Alejandro Meerapfel |
Caronte | Salvo Vitale |
Pastore I, Spirito III, Eco | Nicholas Scott |
Pastore III, Apollo | Alessandro Giangrande |
Ninfa | Julie Roset |
Pastore IV | Matteo Bellotto |
Spirito | Philippe Favette |
Choeur de Chambre de Namur | |
Cappella Mediterranea | |
Direttore Leonardo Garcìa Alarcòn | |
2 Cd Alpha Classics | |
Self Distribuzione S.r.l. |
Pur senza immagini, questa nuova edizione in compact disc dell’Orfeo di Monteverdi si sviluppa incalzante come un film ben riuscito. La sceneggiatura, più che nota, proviene direttamente dal mito del cantore Orfeo e della sua storia terrena e infera in cui si alternano gioia, dolore, possibile redenzione ed errore ineluttabile che suggella la conclusione, passibile comunque di lieto fine per andare incontro alle esigenze degli astanti. Nel mito c’è molto di detto e soprattutto di non detto, ad esempio è passibile di interpretazioni plurime il motivo per cui il protagonista fu costretto a voltarsi.
In questo Orfeo diretto da Leonardo Garcia Alarcon il non detto, la fonte dell’immaginazione, l’accensione della fantasia viene da un’eccellente conduzione della parte strumentale, soprattutto nelle parti puramente orchestrali che esaltano l’infinita capacità di invenzione di Claudio Monteverdi. Toccate, sinfonie e ritornelli si susseguono con ricchezza di intenzioni, varietà di colori strumentali, caratterizzazione dei timbri in chiave espressiva per una fluidità narrativa capace di creare una trama in cui sottofinali e finali si susseguono caricati dalla forza di una “colonna sonora” di eccellenza. Su questa trama musicale di gloriosa bellezza si inseriscono, in modo del tutto naturale e per logica conseguenza, le parole cantate e il profluvio di affetti che portano con sé.
La gioia che sprigiona nei primi due atti è talmente festosa che non fa certo immaginare la catastrofe che incombe. La sequenza dei ritornelli è travolgente, uno più brillante dell’altro, smaltati con i colori dei fiori e dell’erba evocati dal coro (Lasciate i monti). L’arrivo della Messaggera, con il suo annuncio di morte, sposterà in un altrove sconosciuto l’asse della vicenda, con uno dei colpi di scena più crudeli della storia dell’opera. Anche il lato oscuro degli atti sotterranei vivrà della stessa tensione, pur se con colori diversi e con la forte presenza dei protagonisti, soprattutto Orfeo, interpretato dal tenore Valerio Contaldo. Viene dalla Svizzera italiana, portando in dote pronuncia e dizione perfetta. Il suo stile è insieme espressivo e contenuto, sa variare gli affetti senza eccedere, conosce gli abbellimenti monteverdiani e li rende con forte capacità espressiva. Magnifico il suo Possente spirto, in cui evoca funeste trenodie mediterranee in una scena dalle risonanze arcaiche accentuate dall’accompagnamento di arpa a tiorba.
Invoca Caronte, il basso Salvo Vitale, che se all’esordio appare un po’ troppo vilain, con vocali molto aperte, torna alla sua autorità di nocchiero degli inferi dopo il lamento, mosso dalla leggendaria capacità di persuasione del cantore che lo implora. Anche Plutone, il baritono argentino Alejandro Meerapfel, ha l’accento e la dignità di un dio, inappuntabile per stile e autorevolezza. Ottimo anche il quartetto dei pastori: il tenore Nicholas Scott si affianca allo specialista Carlo Vistoli con esiti eccellenti, ed è completato degnamente da Matteo Bellotto e Alessandro Giangrande. Quest’ultimo interpreta anche Apollo nel finale consolatorio, in cui unisce la tenerezza del padre alla magnanimità del dio.
Il fronte femminile convince meno, forse penalizzato dalla registrazione, molto spostata sugli acuti, che rende tutte le voci un po’ stridule e schiacciate sulle note alte. Ne esce meglio Ana Quintans, senz’altro convincente nel ruolo di Proserpina, protagonista della grande scena del quarto atto con Plutone. La Musica di Mariana Flores è corretta ma poco suggestiva, meglio la sua Euridice. Giuseppina Bridelli è una Messaggera poco empatica che passa e va.
Il Choeur de Chambre de Namur è a dir poco sontuoso, così come la Cappella Mediterranea, magnifica protagonista assieme al direttore, Leonardo Garcìa Alarcòn.
Daniela Goldoni