Ieri ripresa del Tannhäuser 2019 di Tobias Kratzer.
Nello spirito del laboratorio Bayreuth, il regista ha modificato leggermente la produzione. Nel video iniziale il camioncino di Venere arriva per errore al Festspielhaus sì, ma di Salisburgo! Poi nel secondo atto nella galleria dei direttori le occhiate ammiccanti a Thielemann e preoccupate a Levine (del piccolo Oskar) sono sostituite da un adesivo a cuore ucraino sulla foto di Oksana Lyniv.
Nel primo intervallo al laghetto Le Gateau Chocolat si butta addirittura a cantare “Dich teure Halle” con la sua voce da basso cavernoso.
Sul podio il passaggio da Gergiev a Kober ha fatto perdere i soliti colpi di genio improvvisi del russo, ma Kober si disimpegna comunque bene, come il coro, per quanto ridotto per i risparmi Covid a 100 elementi, da 130 (speriamo torni nella sua totalità per il Parsifal del 2023).
Nel cast, quasi tutto confermato, il solito trionfo per Lise Davidsen, mentre Gould fatica sempre di più e sembra molto anziano e stanco (perché affidargli tre ruoli diversi in un mese?), Eiche eccellente Wolfram, Venere torna la titolare Gubanova, con voce più solida e centrata della Zidkhova subentrata nel 2019, ma anche tanta rigidità in più nella recitazione.
La mia personalissima esperienza viene solo rovinata dalla vicinanza a un signore in t-shirt sudata e capelli lunghi non lavati da mesi, che col suo ‘afrore’ rubava parecchia della mia attenzione alla rappresentazione. Bayreuth people
