Mady Mesplé
(Tolosa, 7 marzo 1931 – Tolosa, 30 maggio 2020)
Purtroppo non sono riuscito a sentirla a teatro. Mady Mesplé, infatti, smise di cantare proprio nell'anno in cui approdavo a Parigi.
Fu costretta a ritirarsi nel 1985 dall'iniziale manifestarsi di una malattia, il morbo di Parkinson, che non le permetteva ormai più di esibirsi correttamente. E lei, grande professionista e rispettosa dei sentimenti del suo pubblico, improvvisamente smise di cantare per dedicarsi all'insegnamento. La si vedeva, talora, a qualche spettacolo, riconoscibilissima per la chioma rosso fuoco. Nacque a Tolosa (ovvero Toulouse la rousse, per via del colore delle sue case) diplomandosi al conservatorio di quella splendida città. Debuttò, invece, nella brumosa Liegi nel 1953 in quella Lakmé, che fu per anni uno dei suoi cavalli di battaglia. Seguirono i ruoli canonici del repertorio francese di soprano leggero: Olympia, Philine, Juliette, Dinorah, Ophélie, Manon cui affiancò Amina, Lucia, Rosina e Gilda in quello italiano e Zerbinetta e la regina della notte in quello tedesco, purtuttavia restando, sotto ogni profilo, il classico esempio di scuola francese portata ad ottimi livelli. A carriera già inoltrata allargò il proprio repertorio all'operetta (Offenbach in primis, ovviamente) ed agli autori contemporanei. In Francia cantò dappertutto ma la sua carriera la portò anche all'estero dal Colon di Buenos Aires, al Covent Garden, dalla Scala al Met.
Imponente la sua discografia che comprende registrazioni di mélodies françaises, opere complete, selezioni, recitals da sola od in compagnia di altri grandi artisti e, soprattutto, operette di Offenbach e di altri autori francesi come Planquette o Reynaldo Hahn. Ovviamente non poteva mancare la sua Lakmé che consiglio a tutti, benché la registrazione sia funestata da un tenore, ahimé, inadeguato. In Francia rivaleggiò a lungo con Renée Doria, soprano oggi pressoché dimenticato ma, in certe sue incisioni, assolutamente fantastica e dotata di voce, probabilmente, più interessante, rispetto alla Mesplé che, talora, palesava qua e là un vibrato stretto non amato da tutti. Dove, però, la Mesplé stravinceva era nell'estensione assolutamente abnorme del registro acuto: in teatro, raggiungeva agevolmente il la bemolle sopracuto, mentre in privato pare che arrivasse persino al Si bemolle.
Le sue caratteristiche erano la morbidezza, una certa maliconia timbrica e la verve (in primis nell'operetta) che la portavano a far dimenticare le rare mende vocali.
Amatissima in Francia, dopo il ritiro apparve spesso come ospite in trasmissioni televisive dove il pubblico la omaggiava ogni volta con ovazioni da stadio. Mady Mesplé fu, in qualche modo, la cerniera tra la generazione di Mado Robin e quella di Natalie Dessay, però non altrettanto storicamente interessante. La Robin, ad esempio, aveva voce più gradevole e, soprattutto, più omogenea. Quanto alla Dessay, ho ancora nelle orecchie la sua Lakmé all'Opéra-Comique nel 1995: fantastica ed irripetibile. La Mesplé fu, in fondo, una via di mezzo, un interregno tra queste due grandi regine della vocalità. Intendiamoci, un buon interregno, ma senza i fasti entusiasmanti delle due vere regine.
Carlo Curami
Mady Mesplé; "Où va la jeune hindoue" - Lakmé di Léo Delibes